Giuseppina Leone
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Giuseppina Leone (1934 – vivente), ex velocista italiana.
Intervista di Valeria Palumbo, oggi.it, 13 agosto 2021.
- [...] sono sempre stata così timida, così reticente a parlare delle mie medaglie. Mi sembrava esagerato... però posso dirle una cosa, rispetto agli atleti d'oggi? [«Prego...»] Il fondo delle piste di atletica. Ora è artificiale: è sempre a posto. Noi gareggiavamo su piste che diventavano molli sotto la pioggia, si affondava. Poi si sfaldavano... [«E vi allenavate pure poco?»] Pochissimo. Tre volte a settimana, ci fermavano due giorni prima delle gare, non facevamo la ginnastica che fanno ora. Figuriamoci avere un allenatore tutto per sé. Adesso si riguardano i video, si studiano gli avversari. A confronto eravamo dilettanti...
- [«Perché scelse l'atletica? Non era molto diffusa, tra le ragazze dopo la guerra...»] Mia madre non voleva che ciondolassimo d'estate. Mia sorella già faceva nuoto e mi spinse lì. Ma a me non piaceva, mi sembrava di andare a fondo. C'era un ragazzo nella nostra casa che già praticava atletica e mi incuriosii. A scuola già facevo salto in alto e provai quello. Ma ero una schiappa, saltavo 1,30. Però mi videro correre... continuai. Un anno dopo, nel 1952, ero alle Olimpiadi di Helsinki.
- [«Dopo Roma lasciò lo sport...»] Che vuole, mi sposai. Io e mio marito, Mario (Paoletti), che era un quattrocentista, eravamo fidanzati da cinque anni. Lui a Roma, io a Torino: non ci vedevamo mai. Solo alle gare e poco più. All'epoca era difficile pure telefonare. I genitori brontolavano. Non potevo lasciarlo anche dopo il matrimonio. Mi dispiacque, però.
- [...] non capisco perché l'atletica non sia più popolare del nuoto... [...] l'atletica è così bella anche perché ci si allena insieme, si chiacchiera. Il nuoto è così solitario...
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