Giuseppina Poggiolini

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Giuseppina Poggiolini (1804 – 1882), poetessa italiana.

Pensieri sulla condizione sociale della donna[modifica]

  • Altri mi vengono incontro e mi dicono: «Come farebbe la donna a disimpegnare i grandi affari sociali se essa deve educare la prole?» Maravigliosa sarebbe l'obbiezione e degna di tutta vittoria, se questo deve educare la prole fosse scritto altrove che nel vostro fortunato egoismo. Ma donde altro lo attingete, di grazia? Da quale norma primitiva di giustizia, di equità, di moralità vi risulta codesto assioma? Che sì che col semplice raziocinio vi si può provare che appunto perché la donna non ha alcuna interessenza sociale, non deve la donna educare la prole?
    Se fossimo a patti uguali, se in ciascuno di noi fosse riconosciuta l'idoneità pari a dirigere la grande famiglia umana, ancora domanderei perché deve la donna di preferenza educare la prole? Forse perché ella ha sostenuto gli incomodi della gravidanza, i pericoli e i dolori del parto, le noje e i disagi dell'allattamento e delle prime cure? Ma perciò appunto io vi domando, perché deve essa anche educare la crescente prole? Non ha già dessa soddisfatto con usura alla sua parte di tributo per la futura generazione? (p. 71)
  • La donna vittima di tutti gli abusi sociali, è quella che li continua, atteso la ristrettezza di viste a cui è condandannata dalla sua educazione e dalla sua vita domestica. (p. 74)
  • L'origine delle misere rimunerazioni date ai lavori delle donne, è avere circoscritti questi lavori in un limite che tutti sanno essere per esse insuperabile, che sono impossibilitate a eseguirne altri, che sono mani morte a tutto il resto. – E la mano che bisogna riabilitare, se volete che il lavoro sia fertile. Questa verità non risulta mai così chiara come nei mestieri che esercitano insieme uomini e donne. Per la uguale giornata di lavoro e per la confezione di uno stesso oggetto il sartore avrà il doppio prezzo della sartora. La mano di lui non è colpita da anatema come quella di lei. S'egli non fosse pagato meglio, cercherebbe altri mestieri – tutti gli sono aperti – la sua mano riconosciuta indirettamente abile a tutti i lavori, acquista un valore che gli viene pagato. (p. 80)

Bibliografia[modifica]