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Grazia Vittadini

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Grazia Vittadini nel 2018

Grazia Vittadini (1969 – vivente), ingegnere e dirigente d'azienda italiana.

Intervista di Paola Jadeluca, la Repubblica, 13 ottobre 2020.

  • [Migliaia di licenziamenti, buco nei bilanci: Airbus come il rivale americano Boeing è stato messo a terra dalla pandemia. Non è il momento per pensare a recuperare margini e profitti, piuttosto che a investire sulla sostenibilità?] Non ci sarà profitto senza neutralità climatica. La nostra industria è stata massacrata dalla crisi, con il 94% in meno di passeggeri ad aprile del 2020 rispetto aprile del 2019, con un effetto a catena sull'economia globale. L'aviazione contribuisce per 3,5 trilioni di dollari al Pil globale, e occupa 88 milioni di posti di lavoro. Ma non c'è scelta, non esiste un mondo in cui non si possa uscire dalla pandemia senza garantire un ambiente sano e libero da emissioni nocive. Stiamo lavorando per far volare anche Greta Thunberg.
  • [Come ci arriverete?] Abbiamo esplorato tre diversi concetti: un design a turbogetto, idoneo anche per i voli intercontinentali, un design a turboelica, per il corto raggio e una configurazione ad ala mista. Uno dei tre progetti diventerà realtà: la scelta verrà fatta attorno al 2024-2025.
  • [Ci può spiegare?] L'idrogeno liquido garantisce stesse autonomia e prestazioni rispetto al kerosene, con grande riduzione di peso, aspetto molto positivo, ma è più ingombrante: tre volte più leggero, occupa il quadruplo dello spazio. Dove lo mettiamo? Non solo, una volta trovato lo spazio dobbiamo trovare il modo di tenerlo allo stato liquido, ovverogarantire che resti a una temperatura di -253 gradi centigradi, una sfida immensa.
  • [Un impatto sulla aerodinamica stessa del velivolo, dunque.] La maggior parte delle soluzioni possibili vedono i serbatoi integrati nella fusoliera, che diventa più lunga e di diametro maggiore, quindi si tratta di trovare il punto di ottimo, come compromesso ideale tra tutti i parametri. L'ala volante, che permette un'ampia disposizione della cabina e apre a molteplici varianti per lo stoccaggio, inoltre, rappresenta unidea di propulsione alternativa che si svincola anche dalle architetture tradizionali: una nuova metodologia non consueta a livello aeronautico, è un po' come il concept car per l'industria automobilistica.
  • [In Gran Bretagna ha già spiccato il volo un Piper a 6 posti dotato di motore a idrogeno. Non siete un poco in ritardo?] Come per ogni tecnologia, la transizione globale all'idrogeno richiede un "ripensamento" di diversi elementi del nostro ecosistema aeronautico. Il progetto del Piper lo abbiamo seguito con grande interesse e ci congratuliamo con il Gruppo ZeroAvia. Questo è l'esempio che l'aviazione ad idrogeno non è un sogno! E questo è solo l'inizio di un lungo percorso tecnologico. Noi stiamo puntando a una classe di velivoli superiori, con circa 100 passeggeri a bordo. Non siamo i soli a lavorare su questo versante. Ma abbiamo in cantiere dimostratori a emissioni zero che ci permettono di realizzare i primi passi tangibili, prima di entrare nella certificazione, che ci permetteranno di essere i primi ad entrare in servizio nel prossimo decennio con un prodotto del genere.
  • [Una rivoluzione di tutta la filiera?] L'idrogeno cambierà anche l'approvvigionamento, gli stessi aeroporti dovranno adeguarsi ai nuovi combustibili. La stessa provenienza dell'idrogeno è coinvolta: l'idrogeno grigio, quello inquinante, costa 1,5 euro al chilo, l'idrogeno verde costa oggi tra i 3 e i 5 euro al chilo, il prezzo dell'energia verde è un parametro importante su cui bisogna far leva, ma dove Airbus non ha azione diretta. Si tratta di un cambiamento di tutto l'ecosistema, anche le certificazioni e i test devono essere modificati. È tutto l'ecosistema che va rivoluzionato.

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