Harry Harrison

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Harry Harrison nel 2005

Harry Harrison, nato Henry Maxwell Dempsey (1925 – 2012), scrittore statunitense.

Incipit di alcune opere[modifica]

Colpa del trasmettitore[modifica]

Appena uscito dallo schermo del trasmettitore di materia, Jomfri si rese conto che c'era stato un errore tremendo. Anzitutto aveva un fortissimo mal di testa, sintomo classico di cattivo funzionamento del TM. Poi, quella non era la sua destinazione: non era la sua camera grigia e polverosa. Lui doveva andare a casa. Si portò una mano davanti agli occhi e avanzò vacillando verso la panca di legno addossata ad una parete. Si lasciò cadere sulla panca, e si strinse la testa tra le mani, aspettando che il dolore diminuisse. Il peggio era passato, questo era certo e poteva ringraziare di essere ancora vivo. Jomfri sapeva tutto sugli incidenti TM dalle commedie 3V, perché, anche se gli incidenti erano rari, le loro drammatiche circostanze offrivano ottimi spunti agli scrittori.

Cuore di robot[modifica]

All' Informatore 13-B-445-K capitarono un sacco di guai, perché volle mettere il naso in cose che non era affar suo conoscere. Cose per cui nessun robot avrebbe dovuto provare interesse e che, tantomeno, avrebbe dovuto cercar di indagare.
Ma quell'Informatore era un robot un po' particolare. L'incidente con la bionda nella sala 22 avrebbe dovuto servirgli di lezione, tanto per cominciare. Lui se n'era uscito ronzando dal deposito, con una pila di libri, e stava attraversando la sala 22 quando l'aveva vista china a esaminare un volume della fila più bassa di uno scaffale. Passandole vicino, aveva rallentato il passo, per finire a fermarsi pochi metri oltre, e si era voltato a fissarla intensamente con uno strano scintillio negli occhi di metallo.

Il segreto di Stonehenge[modifica]

Nuvole basse correvano nel cielo del crepuscolo, e si sentiva il picchiettare della pioggia frammista a nevischio. Quando il dottor Lanning aprì la portiera del camion, venne investito dal vento freddo dell'artico che attraversava la pianura di Salisbury senza incontrare ostacoli. Il dottor Lanning affondò il mento nel bavero e girò attorno al veicolo per raggiungere la portiera posteriore. Barker smontò ed andò a bussare alla porta del piccolo ufficio che sorgeva, poco lontano. Nessuno rispose.

L'America è morta[modifica]

Francesco Bruno si fece il segno della croce, borbottò in fretta una preghiera e rivolse l'attenzione al piatto metallico sul tavolo scheggiato. Non ci vedeva più dalla fame, era a digiuno da più di dodici ore, altrimenti non sarebbe riuscito ad affrontare di nuovo i piccoli fagioli con i puntini neri, o la verdura moscia e unta. Mangiò in fretta, consapevole delle figure scure che lo fissavano in silenzio. C'era solo acqua per accompagnare il cibo.

Largo! Largo![modifica]

Lunedì, 9 agosto 1999

La città di New York. Carpita dagli scaltri olandesi agli indiani semplicioni. Tolta con le armi dagli inglesi agli olandesi osservanti della legge. Strappata a sua volta ai pacifici inglesi dai coloni ribelli. Da decine di anni ormai gli alberi sono stati bruciati, le colline spianate, i freschi laghetti colmati e bonificati. Le sorgenti cristalline, ora imprigionate sottoterra, riversano direttamente nelle fogne le loro acque limpide. Dall'isola di origine, la città ha lanciato tentacoli urbani in ogni direzione, diventando una megalopoli.

L'astronave in naftalina[modifica]

— Mi avvicinerò solo un poco di più. — disse Meta toccando i controlli dell'astronave Pyrrana.
— Io non lo farei se fossi in te — disse Jason in tono rassegna­to, sapendo che un avvertimento alla cautela per un pyrrano equi­valeva ad una sfida.
— Non spaventiamoci fino a questo punto, — disse Kerk, co­me Jason aveva previsto. Kerk si chinò in avanti un po' di più per poter guardare lo schermo. — È grande, lo ammetto. Almeno tre chilometri di lunghezza e probabilmente l'ultima corazzata spazia­le esistente. Ma ha più di cinquemila anni e noi siamo distanti due­cento chilometri...

La città degli Aztechi[modifica]

O nen nontlacat Invano nacqui
O nen nonqizaco Invano fu scritto
ye nican in tlalticpac che qui sulla terra
Ninotolinia Io soffro
in manel nonquiz Tuttavia almeno
in manen nontlacat era qualcosa
ye nican in tlalticpac. essere nato sulla terra.
(Canto Azteco)

Bibliografia[modifica]

  • Harry Harrison, Colpa del trasmettitore, traduzione di Mario Galli, Mondadori, 1968.
  • Harry Harrison, Cuore di robot, traduzione di Beata Della Frattina, Mondadori, 1964.
  • Harry Harrison, Il segreto di Stonehenge, traduzione di Mario Galli, Mondadori, 1968.
  • Harry Harrison, L'America è morta, traduzione di G.L. Staffilano, in "Anno 2000", a cura di Harry Harrison, Mondadori, 1999. ISSN 11205288
  • Wilson Tucker, Largo! Largo! (Make Room! Make Room!), traduzione di Paulette Peroni, Urania Collezione n. 50, marzo 2007, Arnoldo Mondadori Editore, Milano
  • Harry Harrison, L'astronave in naftalina, traduzione di M. Cristina Pietri, in "I guerrieri delle galassie", a cura di Sandro Pergameno, Ed. Nord, 1986. ISBN 884290595X
  • Harry Harrison, La città degli Aztechi, [traduttore non indicato], Mondadori, 1980.

Filmografia[modifica]

Altri progetti[modifica]

Opere[modifica]