Jules Bois

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Henri Antoine Jules Bois (1868 – 1943), poeta, romanziere, drammaturgo, saggista, giornalista e critico d'arte francese.

Citazioni di Jules Bois[modifica]

  • [...] Il secolo stava per finire. Noi eravamo diventati i discepoli di Isaja che era il Messia della religione suprema. Un giorno il maestro mi disse: – Io ho molto amato, ma i miei amori mi avevano lasciato un senso di disgusto.... Finalmente incontrai colei che doveva decidere del mio destino e mutare la mia esistenza. Ella era vergine. Io ero sorpreso del rispetto che mi ispirava. Una sera tuttavia ho creduto che la mia passione sarebbe stata più forte del mio rispetto. Ed ella che mi vedeva pallido e tremante e mi comprendeva, appoggiandomi la testa sulla spalla mi disse: – Voi me lo avete confessato: le coppe ove avete bevuto non vi hanno mai soddisfatto: perché ricominciare un'esperienza vana? fra qualche istante voi non avrete più ideali ma soltanto un'amante di più. Noi abbiamo un gesto più splendido a compiere sulla terra. – Ed io la ho ascoltata, soggiunse Isaja, ed ora dopo molti anni sento che essa mi guidò sulla via perfetta.
    Le parole del maestro, malgrado la rivolta della carne, mi parvero la verità, ed io compresi che non valeva la pena di vivere se non si sorpassava la vita. ((FR) da La femme inquiète[1])
  • Voi vi siete un poco sorpreso di vedermi celebrare la castità assoluta. Io credo veramente che vi sia una castità superiore, completa, tanto per l'uomo che per la donna, ma mi guarderei bene dall'indicarla come esempio alle moltitudini. È un'idea personale che io non mi permetterei di imporre a nessuno. Io predico soltanto la castità relativa. Ma il profeta, colui che, sacerdote d'una religione, trova le verità geniali per mezzo delle quali il mondo di secolo in secolo è esaltato e trasfigurato, colui deve secondo me essere sempre casto. Gesù e Buddha vissero nella purità assoluta. Giovanna d'Arco non ebbe le sue visioni che perché il suo cuore e il suo corpo restarono intatti. Sono delle eccezioni così rare e così venerabili che la loro imitazione non mi sembra pericolosa, soprattutto presso di noi che dobbiamo temere l'eccesso opposto. Amiamo e riveriamo questi genii incomparabili. I fanali delle strade non ci bastano: noi abbiamo bisogno anche di guardare le stelle. (da una lettera a Scipio Sighele[1])

Note[modifica]

  1. a b Citato in Scipio Sighele, Eva moderna, F.lli Treves, Milano, 1910, cap. I.

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