Alberto Cantoni

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Alberto Cantoni, (1841 – 1904), scrittore italiano.

Novelle – Racconti – Grotteschi[modifica]

Incipit[modifica]

Un giovinetto, cui l'abito e le insegne di guardia marina aggiungevano splendore e bellezza, usciva tutto lieto e festante dalla propria casa posando il suo braccio su quello del padre, e la effusione espressa negli affrettati e vivaci loro discorsi era tanto grande, che gli astanti li avrebbero tolti prima per fratelli od amici che per padre e per figlio. Nello stesso tempo una donna ancor bella e seduta dietro alle persiane della medesima casa, donde erano esciti quei due, li seguiva entrambi dello sguardo, e di lì ad un momento, quasiché non avesse potuto più reggere, usciva da sola in un dirottissimo scoppio di pianto. Eppure la vista di padre e figlio che si amino teneramente, è tale spettacolo che ci rallegra tutti, e più avrebbe dovuto rallegrare lei, lei che aveva aspetto di donna bennata, lei che era madre dell'uno e moglie dell'altro.

Citazioni[modifica]

  • Amor non confessato, amor pericoloso, dicevano ai miei tempi.
  • Guai quando le donne si appassionano troppo fra di loro. Fin che è un'amicizia moderata, può durare e andar bene, ma quando si riscaldano, guai! Ogni più piccolo torto che si facciano, diventa una montagna, e se non si picchiano potete ringraziare domine Dio.
  • Se tutti i buoni dovessero sempre aver bene, ci sarebbe poi un gran merito nella bontà? Bensì una cosa può dirsi molto veracemente di loro: ed è che essi, fortunati o no, godono egualmente di quella tranquilla serenità dell'animo che è da sé sola, una fortuna grande.

Incipit di alcune opere[modifica]

Humour classico e moderno: Grotteschi[modifica]

Jerace fu bene inspirato quando scolpì il monumento a Gaetano Donizetti.
Il Maestro sta seduto e ascolta, senza vederla, l'Armonia che è in piedi a lui daccanto, e che suona la cetera in atto di vaghissima compostezza. Tutto intorno è un piccolo laghetto, che aggiunge poesia alla trovata, non certo vieta e nemmeno usuale, bensì egregiamente impostata fra le reminiscenze arcadiche e il senso dei tempi nuovi.
Un bel vecchio rubicondo e gioviale stava guardando le due nobili figure e ne pareva molto contento, quando un ometto smilzo e circospetto, con una faccia un poco sdolcinata e un poco motteggiatrice, gli si accostò piano piano e gli disse in un certo tono così a mezz'aria tra il funereo ed il petulantello:
— Buon giorno.
— Buon giorno. Con chi ho il piacere di parlare?
— Sono l'Humour moderno, e voi, il classico, siete il mio babbo.

Il demonio dello stile: tre novelle[modifica]

Il demonio dello stile. Novella critica[modifica]

Ho ricevuto ieri dopo pranzo la vostra amabilissima letterina, e ho passeggiato fino al tocco per pensare alla risposta, che principio ora, mentre vi vedo traversare il mio giardino coi vostri figli e con quella stupenda nutrice amalfitana che vi ho trovato io stesso. Voi avete scelto, come poetica e fiorita, la via più lunga per tornare in carrozza, e le mie cognate, che sono sempre così liete delle vostre visite ma che hanno in uggia il sole, vi lasciano ricondurre al cancello dalla nostra maestra di casa.

L'altalena delle antipatie. Novella sui Generis[modifica]

L'altalena delle antipatie. Novella sui Generis[1]

Ho quarant'anni sulla giubba, anzi li finisco appunto oggi. Ottima giornata questa per dire di me e delle cose mie, ma in un modo affatto particolare, come se la terra fosse stata creata unicamente per me e per mia moglie, e tutto il rimanente dei mortali non ci avesse fatto capolino per altro che per affermare o per disgiungere le attinenze nostre. Se il centro di questo nuovo mondo vi parerà molto importante, come pare a me, sarà segno che ci siamo imbattuti bene, e che c'intenderemo.

Più persone e un cavallo. Novelletta[modifica]

L'Edda di Florio, capitano Graf[2], viaggiava anni sono da Genova a Palermo, ed io, che doveva andare a Napoli, ne profittai da Livorno in là, col più bel tempo che si possa immaginare. Una buona stella mi fece arrivare a bordo quando precisamente i primi stavano per mettersi a mangiare, e non più tardi di cinque minuti dopo era già seduto a tavola, con un colonnello dei bersaglieri a fianco, due Messicani di fronte, e il capitano in mezzo, cinque persone in tutto.

L'illustrissimo romanzo[modifica]

Come era bello (una buona ventina d'anni fa) quel ricchissimo conte Galeazzo di Belgirate! Alto, con un torace da titano ribelle, con le mani bianchissime, con gli occhi azzurri e malinconici, pareva nato apposta per farsi voler bene e dalle brune che pregiano gli uomini gentili, e dalle bionde che rintracciano i forti. Ma due brutte cose gli impedivano di far valere quella sua gentilezza e quella sua forza, così ben secondate dal cuore onesto e dalla mente sottile: era pigro ed era fantastico. Mai che un amor vero e profondo, che una fervida e provata amicizia avessero rotto la pace di quella sua anima tranquilla e disutile. Generoso senza avvedersene, finiva sempre per far più e meglio degli altri quando la fortuna, troppo gentile, lo pigliava per il vestito e gliene porgeva l'occasione; ma che egli si fosse mai dato cura di correrle incontro o almeno di porsene in traccia, oh questo poi no!

Pietro e Paola con seguito di bei tipi: Novella critica[modifica]

È gran tempo che mi preparo a questo momento ed ora appena mi ci so mettere. Ho soggezione a scrivere pel pubblico. Ma oggi ho deciso ed eccomi qua.
Credo di essere nato a Firenze. Ho una lontana lontanissima memoria di una bella donna che mi baciava piangendo, quando io era assai piccino, e spero che sia stata mia madre, perché me ne ricordo abbastanza e le voglio bene ancora. Poi la dolce visione scomparve e mi ritrovai in un ospizio di carità, dove crebbi come Dio volle e dove mi mandarono a bottega per fare il legatore di libri.

Scaricalasino: grotteschi[modifica]

—.....Insomma c'è o non c'è?
— Faccio questa strada da sei anni e ancora non me lo so dire. Adesso il villaggio si chiama Monghidoro. C'è chi vuole che sia un nome vecchio.
— Ma perché lo chiamavano a quella maniera?
— Perché i montanari convenivano qui colle castagne, i pianigiani col frumento, e tutti, scaricato l'asino, tornavano su o giù dopo di avere scambiato in natura i loro prodotti.
— Bei tempi. E adesso?
— Adesso non ho mai visto scambiare in natura che tre o quattro schiaffi. Il primo ad alzar la mano fu un tale che disse leticando a gran voce: Guarda che ti do uno schiaffo! Non aveva ancor finito di dire, che già lo aveva dato e preso. Vai, Francesina. —

Un re umorista: memorie[modifica]

C'è un treno, detto orientale, che va da Parigi a Costantinopoli ogni sette giorni. È tutto a vagoni Pullmann, uniti tra di loro con dei terrazzini che quasi si toccano, e ci si cammina avanti e indietro, spinti un po' di qua e di là da un particolare ondeggiamento, cagionato dalle ruote di carta pesta e che ricorda assai davvicino quello dei battelli a vapore.
L'ho voluto vedere anch'io, questo famoso treno, e l'ho preso una mattina presto, per andarmene di corsa fino a tarda notte. Che piccolo pezzetto di paese non s'è mangiato in quelle poche ore! Pareva che l'Europa fosse diventata la Repubblica di San Marino!

Note[modifica]

  1. Significa intanto che va letta adagio, a tre o quattro paragrafi la settimana. Già non c'è nessun pericolo di perdere il filo.
  2. Quel medesimo che morì poi miseramente a Casamicciola, dove attendeva a curarsi di una malattia che si era procacciata per salvare una nave francese.

Bibliografia[modifica]

Altri progetti[modifica]