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Lucio D'Ambra

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Lucio D'Ambra

Lucio D'Ambra, pseudonimo di Renato Eduardo Manganella (1880 – 1939), accademico d'Italia, scrittore, autore drammatico, giornalista e regista italiano.

Citazioni di Lucio D'Ambra

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  • Ci sarebbe stato da rabbrividire se l'esperienza non avesse insegnato che, come altro è parlar di morte altro è morire, così per l'uomo di Stato, fortunatamente, altro è esporre le sue idee e altro è metterle in pratica. Tanto è vero che tutti gli uomini politici quando parlano dal loro banco di deputati, sono dissimili ; e tutti gli uomini di Stato, quando parlano dal banco del Governo, si rassomigliano. Talché se non sempre la legge è uguale per tutti, le leggi sono sempre uguali.[1]
  • Le prime prove letterarie di Murizio Barrès (non sono scorsi molti anni da quelle prime date) non ebbero grande fortuna, né l'aurora artistica dello scrittore faceva prevedere lo splendente meriggio che le ha tenuto dietro. La sua arte, allora, parve frivola e leggera, troppo merlettata e ricamata: sembrava una paziente opera di lavoratore minuzioso, quasi direi di cesellatore, e non il monumento granitico elevato dalla virilità intellettuale d'un artefice. Il bulino tracciava fregi e graffiti, e non era il martello che suscitava l'immagine del masso. Maurizio Barrès fu soprannominato Mademoiselle Renan. Ora invece questa Mademoiselle Renan è semplicemente Maurizio Barrès, autore di dieci libri saldi e vigorosissimi, il leader della gioventù nazionalista [...].[2]
  • Renato Simoni ha [...], tutte le qualità per essere uno dei maggiori scrittori del nostro teatro drammatico. Ha la materia nel cervello e lo strumento nella sua mano. Inoltre, egli è un poeta. La sua opera è ricca di bella, di sana, di profonda poesia. Dovunque – nella delicata e commovente Vedova, nei quadri così ricchi di colore e di sapore goldoniano del Carlo Gozzi, nel vigoroso dramma del Tramonto – noi ritroviamo il tocco leggero, delicato, squisito d'un vero poeta, la grazia nel tempo stesso seducente e potente d’un vero artista.[3]

Incipit di alcune opere

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Il "Damo viennese"

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Noi prestiamo a tutti gli uomini quella profondità d'ideali e quella gravità di preoccupazioni morali che sono in realtà, e per fortuna, solamente l'appannaggio di alcuni rari e privilegiati esemplari d'umanità sedicente superiore. Noi crediamo che la maggior parte degli uomini d'una certa levatura intellettuale che incontriamo per via, al caffè, al teatro, non vadano a dormire senza essersi proposta, ogni sera, una lunga fila di punti interrogativi d'ordine sociale, religioso, morale, politico o sentimentale.

Il miraggio

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Seduto su un'ampia poltrona di cuoio a lato del suggeritore, col gomito poggiato sul bracciuolo di legno e la bella testa bruna sorretta dalla mano, giocherellando col bastone tenuto dalla sinistra, Giuliano Farnese assisteva faticosamente alla prova che procedeva senza inciampi, senza interruzioni, monotona, eterna, disilludente. Il palcoscenico era rischiarato da qualche raggio di sole che, filtrando a traverso il lucernario del teatro, indorava il pulviscolo ondeggiante su le lunghe file di poltrone ricoperte di velluto celeste, batteva e si rifrangeva su i lumi metallici della ribalta.

Il romanzo di Abbazia

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Davanti ad Abbazia stesa ridente nel sole mattutino, due colpi ai vetri nella finestra del primo piano:
– Ci sei?
– Ci sono
Tu m'aimes?
Je t'adore.
Nello spiazzo sotto le finestre la bionda ungherese apre larghe le braccia, come un bianco gabbiano del golfo che spalanchi le ali. E il giovane Arciduca, pantalone nero, tunica candida ad alamari dorati, appare in piedi sul davanzale della finestra:
– Sei bella così, vestita di luce, o ambasciatrice del sole. E non ho pazienza, per raggiungerti, di fare le scale. Prendimi. Volo a te per le vie dell'aria. Hop là!

Il trampolino per le stelle

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Il trampolino per le stelle

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In un qualunque tempo, in un paese qualunque, poiché Pierrot è sempre Pierrot, maschera e uomo, poeta e fanciullo. Egli stesso lo ha detto: «Io dico sempre la stessa cosa, perché è sempre la stessa cosa; e se non fosse sempre la stessa cosa io non direi sempre la stessa cosa».
Che cosa dice Pierrot? Dice che vuole essere amato più di quanto egli sappia amare. Dice che vuole un'innamorata sempre fedele, alla quale egli possa essere sempre infedele. Dice che tutto vorrebbe, senza dare mai niente: o tutt'al più un sospiro, un verso, una serenata, una canzone, un bacio, tuttociò insomma, che fa a lui piacere di dare prima che faccia piacere agli altri di ricevere. Sono io, Pierrot, io che scrivo. Sei tu, Pierrot, tu che leggi. Siamo tutti Pierrot, quanti noi siamo: uomini, fanciulli, poeti.

Il Bacio di Cirano

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La Collina Verde. Il bianco convento nascosto lassù, in vetta al colle, fra querce ed abeti, che è la mèta d'ogni passeggiata mattutina di Grazia.

La Duchessa delle Nebbie

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Il poeta: Senti? Piove ancora... È tutto il giorno che piove e noi le abbiamo sentite venir giù, tutto il giorno, io e te, la pioggia e la malinconia...

Storia della Dama dal ventaglio bianco

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Non c'era al mondo ventaglio più bianco e più grande di quello di Madama Lu...

La Commedia a Pontassieve

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– Voi, uomo celebre.
La frase cadde così, nel giuoco della conversazione graziosamente polemica, dalle labbra della bella signora che si divertiva a punzecchiare, quella sera, dopo pranzo, su la terrazza della villa, l'insolita taciturnità del glorioso direttore d'orchestra, Alfredo Veneziani. La frase non finì, ché lo scatto del musicista la tagliò alla terza parola:
– Celebre?...Lasciatemi in pace, cara signora... Celebrità: vana parola... Chi è celebre veramente a questo mondo, in questo mondo immenso che noi vediamo sempre chiuso nel breve cerchio abitudinario di mille persone solite al nostro commercio più immediato?... Celebre! Chi è veramente celebre?... Se mi guardo attorno, per l'esperienza che ho della celebrità, io vedo celebre veramente, veramente su le labbra di tutti, solo chi è stato nello stomaco di tutti, cioè gli inventori delle più illustri pillole digestive, lassative o ricostituenti... Al di fuori di questi chimici fortunati non v'ha al mondo vera celebrità... L'universalità della conoscenza non va oltre lo specifico di ottava pagina... Tutt'il resto è illusione, è nostra pretenziosa e vana illusione...

La rivoluzione in "sleeping-car"

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Coloro che amano definire gli oggetti creati dall'industria degli uomini per la comodità del genere umano, rilevando con una certa segreta ironia la contraddizione di opposti ufficii cui quelli oggetti sono di sovente destinati, affermano che il letto serve agli uomini così per nascervi come per morirvi. Queste nuove memorie che io comincio a scrivere dimostreranno che una cabina di sleeping-car può servire a portare oltre confine un re deposto da un moto rivoluzionario come può anche servire a riportare in patria un re in esilio e restaurato sul trono da quel moto rivoluzionario a ritroso che prende il nome di controrivoluzione. Ma, come il letto serve a molte altre cose oltre che a nascervi e a morirvi, uno sleeping-car serve a molte altre persone che traversano il mondo senza per questo dovere, com'è proprio dei Sovrani, attraversare anche la Storia.

Citazioni su Lucio D'Ambra

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  • È il romanziere che, in Italia, meglio ha realizzato il tipo mondano del romanzo francese, per la leggerezza e la fatuità del racconto, per l'eleganza degli argomenti, e la blandissima ironia di «homme de monde» con cui l'A. narra le sue storie. (Luigi Russo)

Note

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  1. Da La rivoluzione in "sleeping-car", p. 264.
  2. Da Le opere e gli uomini, Casa editrice nazionale Roux e Viarengo, Torino-Roma, 1904, p. 258.
  3. Dalla prefazione a Renato Simoni, La vedova. Commedia in tre atti, Società Editrice Teatrale, Roma-Milano, 1907, p. 8.

Bibliografia

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  • Lucio D'Ambra, Il romanzo di Abbazia, A. Mondadori, Milano 1937.
  • Lucio D'Ambra, Il "Damo viennese", Cappelli editore.
  • Lucio D'Ambra, Il miraggio, Casa editrice nazionale.
  • Lucio D'Ambra, Il trampolino per le stelle, Cappelli editore.
  • Lucio D'Ambra, La Commedia a Pontassieve, Edizioni dei Dieci, Sapientia – Roma, 1928.

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