Ilaria Tuti
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Ilaria Tuti (1976 – vivente), scrittrice italiana.
Intervista di Chiara Albertini, sololibri.net, 27 giugno 2021.
- Il tempo, il passato si intrecciano alle radici, alle origini, creano memoria che va custodita. Memoria personale, memoria collettiva di una comunità, memoria storica di un’intera nazione. Sono temi che mi affascinano e che indago sempre nelle mie storie. Essere consapevoli da dove veniamo può farci camminare per il mondo più sicuri, con una maggiore ricchezza da condividere con gli altri. Ho ancora tante epoche di cui scrivere. Dal Friuli sono passati molti popoli nel corso dei millenni. Non solo Celti e Romani, ma anche Unni, Avari, Longobardi, gli antichi Slavi, i Cosacchi con sciabole e carovane di cammelli. Ho l’imbarazzo della scelta.
- [Terra natìa: quanto vive di lei nelle tue opere? E cosa ha il Friuli da insegnare o lasciare al lettore?] Non parlo mai di insegnamenti, quando racconto le mie storie. Preferisco offrire suggestioni, incuriosire e magari – nel più fortunato dei casi – spingere a intraprendere una ricerca personale sui temi affrontati, per darsi le risposte, o magari cercare ispirazione. La mia terra mi ispira, mi piace pensare che possa farlo anche con qualcun altro. È una terra antica ancora poco conosciuta, ricca di tradizioni, folclore, Storia, natura ancora selvatica, tesori artistici e archeologici. È un piccolo mondo che pulsa dentro le mie storie, che ancora guardo con la meraviglia di quando ero bambina e che, spero, possa incantare con la stessa forza anche le lettrici e i lettori.
- Quando scrivo ascolto sempre musica, in particolare seguo compositori contemporanei di colonne sonore, come Hans Zimmer e James Newton Howard. Le loro opere mi ispirano e, soprattutto, sono capaci di sollevare le emozioni, di portarle in superficie, in modo che io possa trasformarle in parole.
- [Sui boschi e sulle montagne] Sono contesti naturali ricchi di simboli, più che mai introspettivi, perché racchiudono abissi sempre in ombra e vette scintillanti, il rigore di inverni imponenti e la spinta alla sopravvivenza di primavere ed estati generose. Parlano della vita e della morte. La montagna e i boschi sono culla e sono trappola, rispecchiano le asprezze e le gioie di ogni esistenza. Sono mondi in perfetto equilibrio che possono infondere equilibrio, a chi li sa percorrere. Vorrei essere acqua che scorre, invece sono radici e terra.
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