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Jacques Cazotte

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Ritratto di Jacques Cazotte

Jacques Cazotte (1719 – 1792), scrittore francese.

Il diavolo innamorato

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  • -Ci avete trattato magnificamente, amico mio; vi costerà caro
  • [...] mentre ella passava, la luce della luna, battendo su una sua coscia, era sembrata arricchirsi di un più intenso candore.
  • In mancanza di meglio, si pettinava la chioma con le dita; e mai pettine di più smagliante avorio passò tra una più fota foresta di capelli biondo cenere. La loro finezza egualiava tutte le altre loro perfezioni.
  • "Dopo tutto", pensavo, "non potrei scacciarla dall'aria impalpabile, se le prendesse il ticchio di rimanervi invisibile per ossessionarmi. Se invece sarà in una stanza determinata, potrò calcolare la distanza che ci divide"
  • "Se non diventa esigente né scomodo, se non ha pretese, perché non dovrei tenerlo con me? D'altra parte, mi ha assicurato che potrò licenziarlo con un semplice atto di volontà. Perché affrettarmi a voler subito quello che posso volere a ogni momento?"
  • Volgevo gli occhi per non vederlo dov'era, e lo vedevo dappertutto ove non era.
  • I pregiudizi son sorti in voi uomini per mancanza di lumi e, col farvi ragionare o sragionare, rendono la vostra condotta incoerente e bizzarra. Autentici doveri vi si impongono, ma voi ve ne proponete altri a cui è impossibile o inutile obbedire. Insomma, sembra che facciate di tutto per allontanarvi dalla strada che conduce al possesso di ciò che più sembrate desiderare.
  • Penso adesso quello che non ero in condizione di pensare allora: che cioè, in tutte le occasioni in cui abbiamo bisogno di un aiuto sovrannaturale per guidare la nostra condotta, e lo chiediamo con fervore, anche se non saremo esauditi, tuttavia nel solo raccoglierci per riceverlo ci mettiamo in condizione di valerci di tutte le risorse della nostra stessa saggezza.
  • -[...]Perdonatemi per aver corso il rischio di prender su di me tutte le imperfezioni del mio sesso, per riunire, se potevo, tutte le grazie.[...]

-[...] mi sembra di vedere la natura stessa, nella confessione che mi fate delle vostre tendenze.

  • -Eh! Che cosa ho da temere da Bernadillo e da tutti i vili della terra? L'unico nemico per me temibile, signora, sono io stesso.
  • -Cessa-le dico,-mia cara Biondetta o chiunque tu sia, di pronunciare questo nome fatale e di ricordarmi un errore respinto da tanto tempo.

-No, mio caro Alvaro, non era un errore: ho dovuto fartelo credere tale, mio caro ometto. Dovevo bene ingannarti per ridurti un po' alla ragione. La vostra razza sfugge alla verità, e solo accecandovi è possibile rendervi felici. Ah! Se tu vuoi esserlo, lo sarai molto! Voglio colmarti di felicità. Incominci già a riconoscere che non sono tanto ripugnante quanto mi si dipinge.

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