James Gleick

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James Gleick (2016)

James Gleick (1954 – vivente), scrittore, giornalista e biografo statunitense.

Citazioni di James Gleick[modifica]

  • Einstein aveva veramente inventato la formula E=mc2 o era stata sempre lì in attesa di essere scoperta?[1]
  • L'informazione è ovunque e ci inonda alla velocità della luce.[2]
  • [Sullo spam] Se cinque messaggi indesiderati al giorno sembrano seccanti, venti o trenta possono farvi impazzire.[3]

Caos[modifica]

  • Come un collezionista di armi da fuoco che ricordi con rimpianto il revolver Colt calibro 45 nell'epoca delle armi automatiche, lo scienziato moderno culla una certa nostalgia per la calcolatrice tascabile HP-65. Nei pochi anni della sua supremazia, questa macchina modificò per sempre le abitudini di lavoro di molti scienziati. (p. 171)
  • Entrato nel mondo della scienza accademica francese, Libchaber fece carriera, e la sua intelligenza brillante non fu mai messa in discussione. A volte i colleghi pensavano che fosse un po' strambo: un mistico ebreo in mezzo ai razionalisti, un gollista mentre molti scienziati erano comunisti. Scherzavano sulla sua teoria dei grandi uomini che facevano la storia, sulla sua fissazione per Goethe, sulla sua ossessione per i vecchi libri. (pp. 189-190)
  • [Libchaber] Possedeva centinaia di edizioni originali di opere scientifiche, alcune delle quali risalenti al Seicento. Le leggeva non come curiosità storiche, ma come fonte di idee nuove sulla natura della realtà, quella stessa realtà che stava sondando con i suoi laser e con le spire di refrigerazione messe a sua disposizione dall'alta tecnologia. (p. 190)
  • Come sperimentatore, Libchaber era noto per avere uno stile ottocentesco: mente acuta, mani abili, preferiva sempre l'inventiva alla forza bruta. Non aveva simpatia per la tecnologia gigantesca e per i grandi calcoli. La sua idea di un buon esperimento era simile all'idea che un matematico ha di una buona dimostrazione. L'eleganza contava non meno dei risultati. (p. 190)
  • Peitgen non condivideva il disagio dei matematici verso l'uso del computer per condurre esperimenti. Era ovvio che ogni risultato dovesse essere reso infine rigoroso per mezzo dei metodi di dimostrazione ortodossi, altrimenti non sarebbe stata matematica. Il fatto di vedere un'immagine sullo schermo grafico di un computer non ne garantisce l'esistenza nel linguaggio del teorema e della dimostrazione. Ma la disponibilità stessa di tale immagine era sufficiente a modificare l'evoluzione della matematica. Peitgen era convinto che l'esplorazione col computer stava dando ai matematici la libertà di imboccare una via più naturale. (p. 227)

Note[modifica]

  1. Da Tecnobrevetti, Internazionale, n. 335, 19 maggio 2000, p. 25.
  2. Da Collegati per forza, Internazionale, n. 391, 22 giugno 2001, p. 26.
  3. Da I pirati dello spamming, Internazionale, n. 485, 24 aprile 2003, p. 45.

Bibliografia[modifica]

  • James Gleick, Caos (Chaos), traduzione di Libero Sosio, Biblioteca scientifica Sansoni, Firenze, 1996. ISBN 88-383-1704-6

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