Jean Paulhan
Jean Paulhan (1884 – 1868), scrittore, editore e critico letterario francese.
Citazioni di Jean Paulhan
[modifica]- Tutto ciò che chiedo ai politici è che si accontentino di cambiare il mondo, senza cominciare col cambiare la verità.[1]
Lenti progressi in amore
[modifica]Nel paese dove avevo prestato servizio militare, oltre Salonicco, tutte le porte e le finestre guardano a ponente; per questo si dice: non più orgoglioso del sole della sera, che si concede a tutti. Anche la mia finestra è esposta a occidente: è questa a rammentarmi il paese; ma stasera ho dovuto chiuderla, per via di quella tempesta secca che si è scatenata con un gran polverone. Sono stanco, dopo un periodo di marce e di combattimenti su questa terra inquieta. Siamo a riposo a Velleminfroy per qualche settimana. Quanto a me, alloggio nell'ala di un vecchio mulino. Ma non ho ritrovato lo slancio che mi farebbe discorrere con piacere con quelle ragazze sedute davanti alla porta in gruppi di tre o quattro, a riempire barattoli di piselli e fagioli. Chissà cosa pensano di me?
Citazioni
[modifica]- Quell'aria trascurata di Jeanne serví ad acuire in me il desiderio piuttosto che a farlo scemare. Non che questo mi inducesse più facilmente a immaginarla nuda; ma ci si aspetta meno resistenza da una donna malvestita. È strano come il desiderio di una donna non sia per me proporzionale a quanto mi piace, al contrario, devo poterla disprezzare un po'. (da Jeanne del mulino, p. 18)
- Appena smette di sorridere assume un'aria piuttosto dura. È piacevole da vedere. Immagino di non conoscere questa solida ragazza bionda che spande il fieno a grandi bracciate. Talvolta porta tutto il fascio al sole tra i denti del rastrello; più lontano lo scuote in aria facendo come una rapida nuvola. (da La visita nel granaio, p. 21)
- L'abbraccio; s'abbandona un attimo, per tosto riprendersi con molta vivacità. Scende la scala all'indietro. L'ho baciata sulle labbra. Le teneva serrate: tumide tuttavia, di proposito tumide. (da La visita nel granaio, p. 25)
- Venne nella mia stanza e guardò un libro che stavo leggendo. L'attirai a me cingendole i fianchi con il braccio. Ma eravamo sempre allo stesso punto. Il temporale cessò per qualche istante, e Jeanne se ne andò correndo prima che riprendesse. Si era fatta prestare dalla signora Marsot la gallina nera (per mangiare l'indomani un uovo caldo), e la portava via premendola, spaventata, sulla testa, come un cappello. (da La serata dalle finestre aperte, pp. 96-97)
- I temporali hanno divelto tre tavole della passerella del mulino, con tutte le alghe e i loro fiori. So bene come Jeanne fosse una ragazza facile, ma sarebbe alquanto ingiusto farmene un rimprovero: proprio a causa del mio aspetto severo e goffo che non inganna, ero piuttosto adatto, suppongo, a sedurre qualsiasi ragazza seria. (da La serata dalle finestre aperte, p. 99)
Avrò fra poco un attacco di febbre: anche questo me lo sono portato da Salonicco. Ci ho pensato tutti questi giorni; il mio corpo sentiva confusamente, prima di me, che si preparava la malattia. Già da qualche settimana: sin da quel combattimento presso Colombay, che mi aveva spossato. Ricordo che, da bambino, sempre mi sentivo più fragile nei momenti in cui la mia salute era migliore. Come se tutto andasse di pari passo, la malattia non essendo per me una cosa eccezionale ma la più umana che esista, quasi fosse un altro organo. Ho già caldo e faccio fatica a sorridere.
Note
[modifica]- ↑ Da De la paille et du grain. Citato in Dizionario delle citazioni, a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 88-17-14603-X
Bibliografia
[modifica]- Jean Paulhan, Lenti progressi in amore, traduzione di Aurelio Valesi, Il Melangolo, Genova, 1992. ISBN 88-7018-157-X
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