Jon Erickson

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Jon Erickson (– vivente), informatico statunitense.

L'arte dell'hacking[modifica]

  • Gli hacker si esaltavano scoprendo splendore ed eleganza nella matematica e nell'elettronica, ritenute tradizionalmente discipline molto aride. Essi considerarono la programmazione alla stregua di una forma di espressione artistica, mentre il computer costituiva lo strumento di questa arte.
  • I primi hacker trasformarono la programmazione da un'attività puramente tecnica in una forma d'arte destinata, come spesso accade, alla fruizione da parte di un'élite di cultori della materia, risultando invece incomprensibile ai profani.
  • La parola hacking evoca alcuni stereotipi: vandalismo elettronico, spionaggio industriale e personaggi pittoreschi con capigliature variopinte e anelli nel naso. È molto diffuso il pregiudizio secondo cui l'hacker sarebbe un criminale. Benché vi siano senz'altro individui che utilizzano le tecniche di hacking per scopi illeciti, l'hacking è tutt'altra cosa e tende semmai ad assecondare il rispetto delle leggi anziché la loro violazione.
  • Un mondo senza gli hacker sarebbe un mondo senza curiosità e innovazione.
  • Vi sono molti equivoci e fraintendimenti riguardo l'hacking e tale situazione di disorientamento è stata sinora aggravata dai mezzi di informazione, tendenti per loro natura alla ricerca del sensazionale. L'utilizzo di termini alternativi non è servito a granché, ciò che occorre è una diversa mentalità. Gli hacker sono individui con spirito innovativo e una conoscenza approfondita delle tecnologie. Essi non sono necessariamente dei criminali, sebbene, se è vero che il crimine paga, vi saranno sempre dei criminali che sono al tempo stesso degli hacker. Non c'è nulla di eticamente riprovevole nelle conoscenze che hanno gli hacker, malgrado le loro potenziali applicazioni.

Bibliografia[modifica]

  • Jon Erickson, L'arte dell'hacking, traduzione di Maurizio Valente, Edizione Apogeo. ISBN 88-503-2347-6.