Karin S. Coddon
Karin S. Coddon (-), scrittrice e saggista statunitense.
The Duchess of Malfi: Tirannia e spettacolo nel teatro giacomiano
[modifica]L'inafferrabilità del soggetto tragico folle nel teatro inglese del primo Seicento suggerisce l'esistenza di una significativa crepa tra interiorità e s-ragione. Perché, mentre il teatro giacomiano è carattirizzato dai suoi lunatici onnipotenti, la soggettività disordinata che così fortemente segna l'eroe tragico elisabettiano e della prima età giacomiana tende a venire eclissata, se non del tutto cancellata, da rappresentazioni della follia quasi impenetrabili nella loro esteriorità, nella loro teatralità. La corruzione delle corti in cui i tragici folli si muovono è duplicata più che avversata dalle morbose declamazioni del malcontento malinconico, che è contemporaneamente emblema ed effetto di questo mondo in disordine.
Citazioni
[modifica]- Nessun malinconico giacomiano è più pericoloso del Vendice di Tourneur – né meno individuato, come suggerisce il suo nome di moralità. L'apparente senso della sua follia – potere corrotto, lascivia, decadimento fisico – è anche quello delle tirate di Hamlet e di Lear, ma con una differenza importante: i discorsi di Vindice hanno una caratteristica straordinariamente letterale, quasi da repertorio, e i suoi eccessi ben si adatano, includendole, le circostanze materiali del mondo drammatico. (p. 74)
- La malinconia di Vindice è tutta coinvolta in quelle stesse circostanze materiali, non dissimilmente dal macabro ma soprattutto funzionale oggetto di scena che è il teschio di Gloriana. (p. 74)
- In The Revenger's Tragedy [dramma di Cyril Tourneur o di Thomas Middleton] come in The Duchess of Malfi [dramma di John Webster], il legame tra follia e rappresentazione diviene una funzione esplicita: la follia è enfaticamente identificata con esteriorità, con costumi, maschere, recitazione. Come il corpo spettacolare, l'esteriorità della follia nella tragedia giacomiana segna uno stacco tra interiorità e materialità. (p. 74)
- Figure come Flaminio e Bosola nei drammi di Webster sono marginalizzate sia narrativamente che socialmente, servendo una struttura narrativa spietata e poco accomodante quanto il potere di corte che essa rappresenta. (p. 78)
- In The Duchess of Malfi la follia è strumento e metonimia del mondo pubblico, nel soggettivo, nel sano. Non più situata nello spazio equivoco e ambiguo tra inteiorità ed esteriorità e sovversione, la follia sembra invece di essere; esplicitamente essa è che un'azione che si può recitare. Come il potere politicodella tragedia, la follia è frammentata essa stessa come causa di frammentazione, dispersa tra le varie dramatis personae. (78-79)
- Il mondo di The Duchess of Malfi è uno in cui la mitologia macro-microcosmica dell'ordine, centrato nel corpo e nel sangue del monarca, è onorata solo nelle sue violazioni. Dove King Lear drammatizza la degenerazione del corpo mistico del sovrano fino al corpo nudo e frustato dell'uomo senza orpelli, The Duchess prende come punto di partenza la vacuità del paradigma organico. (p. 80)
[Karin S. Coddon, The Duchess of Malfi: Tirannia e spettacolo nel teatro giacomiano; citato in L'ansia del teatro: Saggi su John Webster, Intercontinentalia Editrice, Napoli, 1999]