Kazuo Ishiguro

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Kazuo Ishiguro nel 2005

Kazuo Ishiguro (1954 – vivente), scrittore giapponese naturalizzato britannico.

Citazioni[modifica]

  • Dinnanzi ai miei occhi si è materializzato un affascinante mix di influenze europee e nordafricane, anche se va detto che la Sicilia è una terra unica, autentica, con una sua propria identità.[1]
  • Forse c'è una immagine stereotipata della Sicilia e della mafia che proviene da film come Il Padrino, ma penso che per la maggior parte delle persone la Sicilia sia molto più di questo. Gran parte di quanti mi circondano, con cui ho la possibilità di confrontarmi, pensa ad una bella isola di cultura con una miscela di selvaggio e di sofisticato, con una ricca e propria storia, un travagliato rapporto con il continente d'Italia, che in qualche modo ricorda il rapporto tra l'Irlanda e la Gran Bretagna. La sorprendentemente ricca eredità letteraria ricorda proprio l'Irlanda.[1]
  • In passato ho sempre cercato di descrivere le debolezze dell'uomo. I protagonisti di Non lasciarmi sono personaggi molto positivi, vivono una condizione aberrante, eppure dimostrano che l'amore e l'amicizia sono più forti di tutto.[2]
  • Mi interessa il momento in cui una persona è ancora abbastanza bambina da poter sognare ma ha già la consapevolezza di quello che l'aspetta. E poi mi viene facile pensare come un ragazzino, non so se sia un buon segno, ma per me è sempre stato così.[2]
  • Non pretendo di essere uno scrittore di racconti.[3]
  • So poco sugli autori italiani, ma quelli che ho letto tendevano tutti ad essere siciliani. "Il Gattopardo" è, a mio avviso, il solo romanzo scritto in italiano che può affiancarsi ai grandi capolavori sociali realisti scritti in russo, francese e inglese. Lo collego ai grandi romanzi realisti del diciannovesimo secolo di Tolstoj, Eliot, Stendhal eccetera, e sono contento che non sia stato influenzato dal modernismo.[1]
  • Sono curioso di scoprire perché la Sicilia ha prodotto così tanti scrittori di livello mondiale, quando il continente d'Italia è riuscito a fare ciò a stento. L'Italia ha una magnifica tradizione artistica, naturalmente, e nell'era moderna una grande tradizione cinematografica, ma deve molto alla Sicilia per i grandi scrittori.[1]

Non lasciarmi[modifica]

Incipit[modifica]

Mi chiamo Kathy H. Ho trentun anni, a da più di undici sono un'assistente. Sembra un periodo piuttosto lungo, lo so, ma a dire il vero loro vogliono che continui per altri otto mesi, fino alla fine di dicembre. A quel punto saranno trascorsi quasi esattamente dodici anni. Adesso mi rendo conto che il fatto che io sia rimasta per tutto questo tempo non significa necessariamente che loro abbiano grande stima di me. Ci sono ottime assistenti a cui è stato chiesto di abbandonare dopo appena due o tre anni. E poi me ne viene in mente almeno una che ha operato per oltre quattordici, malgrado fosse un'assoluta nullità. Quindi non ho nessuna intenzione di darmi delle arie.

Citazioni[modifica]

  • Se ci pensate bene, dipendere l'uno dall'altra per produrre ciò che poi sarebbe andato a far parte del proprio personale tesoro, era destinato a influire sui rapporti personali.
  • La prima volta che cogli l'immagine di te attraverso gli occhi di una persona simile, è una sensazione tremenda. È come passare davanti a uno specchio davanti al quale sei passata ogni giorno della tua vita, e che all'improvviso riflette qualcos'altro, qualcosa di strano ed inquietante.
  • Ciò che rendeva quella cassetta tanto speciale per me era una canzone in particolare, la numero tre, Never let me go. È un lento, musica d'atmosfera, tipicamente americano, e c'è quel verso che si ripete quando Judy canta «Non lasciarmi... Oh, tesoro... Non lasciarmi...» Avevo undici anni allora, non avevo molta dimestichezza con la musica, ma quella canzone, be', ne rimasi affascinata. Continuavo a riavvolgere il nastro esattamente nel punto dell'inizio, in modo da poterla ascoltare ogni volta che me se ne offriva l'occasione.
  • Forse ognuno di noi a Hailsham nascondeva dei piccoli segreti come quello – minuscoli rifugi fatti di niente dove rimanere soli con le nostre paure e i nostri desideri.
  • Perché forse, in un certo senso, non ci eravamo lasciati alle spalle quello che ritenevamo di aver abbandonato. Perché, sotto sotto, una parte di noi rimase sempre così: timorosa del mondo intorno e – non importa quanto ci disprezzassimo per questo – incapaci di staccarci l'uno dall'altra.
  • Tuttavia, ognuno di noi, più o meno intensamente, riteneva che quando si incontrava la persona da cui si era stati copiati, era possibile percepire qualcosa di ciò che si era veramente e, forse, intravedere qualcosa di ciò che la vita teneva in serbo per noi.
  • Perché adesso che erano soli, entrambi dovevano sopportare un destino che meritavano fino in fondo.
  • Non mi era mai passato per la mente che le nostre vite, che fino a quel momento erano rimaste tanto strettamente intrecciate fra di loro, potessero disfarsi e separarsi per una cosa come quella. [...] Se allora l'avessimo capito – chissà – forse ci saremmo tenuti più stretti l'uno all'altra.
  • Era come se qualcosa che era rimasto sospeso sopra di me fosse sparito, e anche se le cose non erano affatto risolte, provai la sensazione che almeno adesso si fosse aperto uno spiraglio verso un posto migliore.
  • Era davvero straordinario, il modo in cui gli anni sembravano annullarsi, e noi ci trovavamo così a nostro agio insieme.
  • Così quella sensazione mi afferrò di nuovo, sebbene cercassi di allontanarla: la sensazione che fosse ormai troppo tardi; che c'era stato un tempo in cui tutto avrebbe avuto un senso, ma che avevamo perso l'occasione, e che ci fosse qualcosa di ridicolo, di riprovevole addirittura, nel modo in cui stavamo pensando e pianificando il futuro.
  • Prima di allora, tutti i cloni – o studenti, come preferivamo chiamarvi noi – esistevano soltanto per rifornire la scienza medica. All'inizio, dopo la guerra, è ciò che rappresentavate per la maggior parte delle persone. Degli oggetti indistinti in una provetta per i test. Ecco perché collezionavamo i vostri lavori. Selezionavamo i migliori e allestivamo delle mostre. Nei tardi anni Settanta, all'apice della nostra influenza, organizzavamo grandi eventi in tutto il paese. Alla presenza di membri del gabinetto, vescovi, ogni genere di gente famosa. C'erano discorsi, imponenti raccolte di fondi. "Ecco, guardate! – ripetevamo. – Guardate queste opere! Come osate dire che questi bambini non sono esseri umani esattamente come noi?".
  • Mi ero rivolta a Madame, ma sentivo Tommy muoversi accanto a me, ed ero consapevole del tessuto dei suoi abiti, di ogni cosa che lo riguardava.
  • Stavo piangendo per una ragione completamente diversa. Mentre ti osservavo ballare quel giorno, ho visto qualcos'altro. Ho visto un nuovo mondo che si avvicinava a grandi passi. Più scientifico, più efficiente, certo. Più cure per le vecchie malattie. Splendido. E tuttavia un mondo duro, crudele. Ho visto una ragazzina, con gli occhi chiusi, stringere al petto il vecchio mondo gentile, quello che nel suo cuore sapeva non sarebbe durato per sempre, e lei lo teneva fra le braccia e implorava, che non la abbandonasse. Ecco ciò che ho visto. Non eri veramente tu, non era quello che stavi facendo, lo so. Ma ti ho vista e ho sentito il cuore spezzarsi. E non l'ho mai dimenticato.
  • Avete costruito le vostre vite su quello che vi abbiamo dato. Non sareste quello che siete oggi se non vi avessimo protetto. Non vi sareste immersi nelle lezioni, non vi sareste persi nell'arte e nella scrittura. Cosa avreste fatto, se aveste saputo cosa attendeva ciascuno di voi? Ci avreste detto che era tutto inutile... e come avremmo potuto controbattere?.
  • Percorrevo le strade più buie che conoscevo, dove soltanto la luce dei nostri fanali disturbava l'oscurità. Mi rendevo conto, naturalmente, che anche altre persone usavano questo tipo di strade; quella notte, però, mi sembrò che quelle cupe scorciatoie di campagna esistessero soltanto per quelli come noi, mentre le grandi autostrade luccicanti con le enormi insegne e i bellissimi autogrill fossero destinate a tutti gli altri.
  • Continuo a pensare a un fiume da qualche parte là fuori, con l'acqua che scorre velocissima. E quelle due persone nell'acqua, che cercano di tenersi strette, più che possono, ma alla fine devono desistere. La corrente è troppo forte. Devono mollare, separarsi. È la stessa cosa per noi. È un peccato, Kath, perché ci siamo amati per tutta la vita... Ma alla fine non possiamo rimanere insieme per sempre.
  • Stavo parlando con uno dei miei donatori l'altro giorno, che si lamentava di come i ricordi, anche i più pèreziosi, svanissero sorprendentemente in fretta. Però io non sono d'accordo. I ricordi che mi sono più cari, mi sembra che non svaniranno mai. Ho perso Ruth, poi ho perso Tommy, ma non perderò i ricordi che serbo di loro.
  • Pensavo ai rifiuti, alla plastica che sventolava tra i rami, alla linea di strane cose intrappolate lungo il reticolato, e allora chiusi quasi gli occhi e immaginai che quello fosse il punto dove tutto ciò che avevo perduto dagli anni dell'infanzia era stato gettato a riva; adesso mi trovavo lì, e se avessi aspettato abbastanza, una minuscola figura sarebbe apparsa all'orizzonte in fondo al campo, e a poco a poco sarebbe diventata più grande, finché non mi fossi resa conto che era Tommy, e lui mi avrebbe fatto un cenno di saluto con la mano, forse mi avrebbe chiamata. La fantasia non andò mai al di là di questa immagine – non glielo permisi – e sebbene le lacrime mi rotolassero lungo le guance, non singhiozzavo né mi sentivo disperata.
  • Non c'era modo di invertire il processo. Come si può chiedere a un mondo che è arrivato a considerare il cancro come malattia curabile, come si può chiedere ad un mondo simile di accantonare la cura, di tornare all'età infelice dell'impossibilità? Non c'era più modo di invertire il processo.

Incipit di alcune opere[modifica]

Gli inconsolabili[modifica]

Il taxista parve imbarazzato quando vide che non c'era nessuno – nemmeno un portiere dietro il banco della reception – ad accogliermi. Attraversò l'atrio deserto, forse sperando di scoprire un dipendente dell'albergo nascosto dietro una pianta o una poltrona. Alla fine posò le mie valigie accanto alla porta dell'ascensore e borbottando una scusa mi lasciò.
L'atrio era abbastanza spazioso perché i numerosi tavolini da caffè sparsi in giro non dessero una sensazione di affollamento, ma il soffitto, basso e visibilmente incurvato, induceva una lieve claustrofobia. La luce, sebbene fuori splendesse il sole, era tetra.

Quel che resta del giorno[modifica]

Appare sempre più probabile che riuscirò davvero ad intraprendere la spedizione che da alcuni giorni ormai tiene completamente occupata la mia fantasia. Spedizione, vorrei aggiungere, che intraprenderò da solo nella comodità della Ford di Mr Farraday; e che, a quanto prevedo, attraverso gran parte della più bella campagna inglese, mi condurrà fino alla costa occidentale del paese e riuscirà a tenermi lontano da Darlington Hall per cinque o sei giorni almeno. L'idea di un simile viaggio era nata, mi preme sottolinearlo, da una proposta delle più cortesi avanzatami da Mr Farraday in persona un pomeriggio di quasi due settimane orsono mentre spolveravo i ritratti in biblioteca.

Un pallido orizzonte di colline[modifica]

Niki, il nome che finalmente demmo alla mia seconda figlia, non è un'abbreviazione, è un compromesso al quale giunsi con suo padre. Paradossalmente, infatti, chi voleva darle un nome giapponese era lui, e io – forse per l'egoistico desiderio che non mi richiamasse il passato – insistevo per un nome inglese. Alla fine il padre accettò Niki, pensando che avesse una vaga risonanza orientale. Niki è venuta a trovarmi quest'anno in aprile, quando i giorni erano ancora freddi e piovigginosi. Forse aveva intenzione di fermarsi più a lungo, non so. Ma la mia casa di campagna e la pace che la circonda l'hanno resa irrequieta, e quasi subito mi accorsi che Niki era ansiosa di tornare alla sua vita di Londra.

Citazioni su Kazuo Ishiguro[modifica]

  • Quel che resta del giorno, di Kazuo Ishiguro, bel libro ma leggetelo in un periodo in cui siete allegri altrimenti vi gettate sotto un tram. (Marco Malvaldi)
  • Se si legge Ciò che resta del giorno di Kazuo Ishiguro – uno dei miei romanzi preferiti – non si può non pensare di aver speso dieci ore in una vita alternativa, imparando qualcosa riguardo la natura dell'esistenza e del rimorso. E questo non è possibile in un blog. (Jeff Bezos)

Note[modifica]

  1. a b c d Citato in Salvatore Ferlita, Ishiguro: "Vi racconto la mia Sicilia", la Repubblica.it, 8 agosto 2009.
  2. a b Citato in Carlotta Niccolini «Non ci crede nessuno ma io sono un ottimista», Corriere della Sera, 15 febbraio 2006, p. 19.
  3. Da un'intervista rilasciata a the Guardian; citato in I cinque racconti intimi di Ishiguro, Corriere della Sera, 28 aprile 2009, p. 43.

Bibliografia[modifica]

  • Kazuo Ishiguro, Gli inconsolabili, traduzione di Gaspare Bona, Einaudi
  • Kazuo Ishiguro, Non lasciarmi, traduzione di Paola Novarese, Einaudi
  • Kazuo Ishiguro, Quel che resta del giorno, traduzione di Maria Antonietta Saracino, Einaudi, 1994. ISBN 9788806173418
  • Kazuo Ishiguro, Un pallido orizzonte di colline, traduzione di Gaspare Bona, Einaudi

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Opere[modifica]