Vladimir Galaktionovič Korolenko

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Vladimir Galaktionovič Korolenko

Vladimir Galaktionovič Korolenko (1853 – 1921), scrittore e giornalista russo.

Citazioni di Vladimir Galaktionovič Korolenko[modifica]

  • [In barca lungo il corso di un fiume siberiano in una fredda sera d'autunno: ad una svolta brilla d'improvviso fra le tenebre la luce di un villaggio] E a lungo ancora navigammo sul fiume tenebroso e nero come l'inchiostro. Una gola e delle rupi spuntarono, si avanzarono e si allontanarono, restando indietro e perdendosi, pareva, in una distanza senza fine: la luce stava sempre lì dinanzi, diffondendosi e lusingando: sempre così vicino e sempre così lontano.
    Spesso ora mi tornano alla memoria quel fiume oscuro, ottenebrato da montagne rocciose e quella viva luce. Molte luci e prima e poi lusingarono, e non me solo con la loro vicinanza. Ma la vita scorre sempre tra le stesse tetre rive, e la luce è ancora distante. E ancora e sempre si deve far forza sui remi...
    «Tuttavia... Tuttavia davanti c'è una luce!» (citato in Il sogno di Makàr, Introduzione, p. 12)
  • L'uomo è fatto per essere felice, come l'uccello per volare.[1]
  • Prima di tutto, dall'orizzonte si alzarono alcuni raggi luminosi che presto attraversarono il ciel e soffocarono le chiare stelle. Le stelle si estinsero e la luna era tramontata. E la pianura di neve si oscurò.
    Allora da essa si levarono le nebbie e rimasero attorno alla pianura, come guardie d'onore.
    E in un posto, a oriente, le nebbie erano più chiare, come guerrieri vestiti d'oro.
    E poi le nebbie ondeggiarono, i guerrieri di oro si chinarono giù.
    E dietro loro sorse il sole e stette sopra i loro cimieri dorati e guardò la pianura.
    E la pianura tutta s'illuminò di una luce straordinaria, accecante.
    E le nebbie solennemente si sollevarono in una danza grandiosa, si ruppero ad occidente e, oscillando, si portarono in alto.
    E a Makàr parve di sentire un canto meraviglioso. Era proprio quel canto, da tanto tempo conosciuto, con il quale la terra ogni volta saluta il sole. Ma Makàr non aveva ancora rivolto ad esso la dovuta attenzione, e per la prima volta comprese com'era meraviglioso quel canto. (da Il sogno di Makàr, cap. V, pp. 52-53)

Note[modifica]

  1. Citato in Enzo Biagi, Russia, Rizzoli, Milano, 1977, p. 126. Dopo la citazione, Biagi commenta: «Bastano le ali».

Bibliografia[modifica]

  • Vladimir Galaktionovič Korolenko, Il sogno di Makàr, traduzione, introduzione e note di Mario Albertini, Edizioni Paoline, Modena, 1962.

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