Laura Cannavò
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Laura Cannavò (1963 – vivente), giornalista italiana.
Intervista di Giuseppe Bosso, telegiornaliste.com, 23 giugno 2008.
- Quello dell’insistenza sugli aspetti morbosi delle notizie, non solo nei telegiornali ma anche nei contenitori pomeridiani, è un tema che mi sta molto a cuore. Sono notizie che fanno ascolto: nessuno può negare che lo share cresce quando ci sono storie come il delitto di Perugia[1], soprattutto perché vengono trattate insistendo molto sui particolari più crudi. L’informazione che punta sull’emozione è funzionale a far crescere gli ascolti, e non solo a questo. Serve anche a inculcare nel pubblico paura e timore, non solo per questi casi di omicidi più o meno efferati. Lo stesso spazio e la stessa attenzione bisognerebbe darla alle notizie che parlano della criminalità organizzata.
- [Si trova più a suo agio nelle vesti di anchorwoman o di inviata?] Entrambe queste figure rappresentano aspetti bellissimi del nostro mestiere. In passato ho lavorato in Rai e ho molto amato quel periodo in cui andavo sul posto a raccogliere la notizia. Soprattutto mi è piaciuto occuparmi di argomenti che generalmente il formato standard di un telegiornale tende a sacrificare, come la cultura, gli spettacoli e la musica.
- [C’è una notizia che le piacerebbe dare un giorno in apertura del Tg5?] Mah, sicuramente una notizia positiva, come la fine delle ostilità tra israeliani e palestinesi. È difficile rispondere a questa domanda, ma sicuramente vorrei poter parlare di cose belle, sebbene riconosco che emotivamente non hanno quella stessa presa sullo spettatore che invece hanno notizie negative o eclatanti. Ma io sono anche mamma di una figlia di 7 anni che si spaventa nel vedere tante cose brutte al telegiornale...
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