Laura Sabatino

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Laura Sabatino (1966– vivente), scrittrice e sceneggiatrice italiana.

Quelle pietre che ci portiamo dentro

Intervista di Gerardo Perrotta, sulromanzo.it, 16 aprile 2019.

  • [Il suo primo romanzo, La distrazione, risale al 2013. Sono trascorsi dunque sei anni prima di pubblicare Le pietre in tasca. Com'è cambiata nel frattempo la sua scrittura in qualità di romanziera?] Non credo che la mia scrittura sia cambiata tanto, penso che ci sia continuità e che i due romanzi, pur nella loro diversità, siano complementari, sia come tematiche sia come stile. Ho impiegato parecchio tempo a scrivere il primo proprio per cercare di lavorare di sottrazione il più possibile, senza però risultare troppo scarna (o almeno questa era l'intenzione), e per il secondo mi sono mossa sulla stessa strada. Questo perché credo di non essere fatta per una prosa complicata, non mi ci riconosco, e qualsiasi ricercatezza venga da me finisce per suonarmi falsa e pretenziosa, e quindi alle successive riletture viene tagliata.
  • [Prima ho fatto un esplicito riferimento all'attività di romanziera perché lei pratica la scrittura anche in altri ambiti, come la sceneggiatura per il cinema e per la televisione. Che difficoltà ha incontrato nel passaggio dalla sceneggiatura al romanzo? E in cosa è stata agevolata?] La sceneggiatura è una forma di scrittura difficile, più di quanto venga riconosciuto, molto tecnica e al tempo stesso necessariamente artistica, uno strumento di lavoro e allo stesso tempo di seduzione. È un discorso lungo, ma è chiaro che in una sceneggiatura si "pensa" poco, perché la domanda base è: cosa vedo sullo schermo? Qual è l'immagine? Da alcuni è ritenuta e definita una scrittura di servizio, per me non lo è, però è vero che la lingua usata ha un'importanza relativa. In definitiva, una sceneggiatura non è fatta per essere letta dal pubblico, i fruitori sono gli addetti ai lavori. Nel momento in cui si prova a scrivere un romanzo, invece, la lingua, le parole, diventano di primaria importanza. Non ci sono più mediazioni, le parole sono quelle che arriveranno al lettore, e mi è capitato di avvertire un po' la "sfida della lingua", il peso e la responsabilità delle parole usate. Come sceneggiatrice ho ben presenti i meccanismi della narrazione, quelli che mi hanno sempre appassionato sin da ragazzina e dai tempi del Centro Sperimentale, e questo forse può avermi agevolata nel momento in cui ho deciso di scrivere un romanzo. Più nel comprendere la giustezza di alcune critiche che nello scrivere le prime versioni dei romanzi, a dir la verità.
  • [Tornando al nuovo romanzo, cosa sono le pietre in tasca? Cosa rappresentano per Guido, il protagonista del libro, e per ognuno di noi?] Le pietre in tasca sono gli ostacoli, i non detti, le ferite che ognuno di noi si porta dentro e che prima o poi deve affrontare per andare avanti. Guido è uno scrittore/sceneggiatore che vive di immaginazione e tende a procrastinare e a evadere dalla realtà, a fare finta che queste pietre non esistano e ad aggirare ed eludere i problemi, tanto da risultare a volte invisibile, o anche immobile. Invece le pietre ci sono, e bisogna metterle in conto, possibilmente senza rinunciare alla forza dell'immaginazione.

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