Lisa Batiashvili
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Lisa Batiashvili (1979 – vivente), violinista georgiana.
«Il violino? Parte dell'anima. Sì, prendo posizione, anche per la mia Georgia»
Intervista di Giuseppina Manin, Corriere della Sera, 11 settembre 2021.
- Bach ci insegna la misericordia, l'accettazione e la fede in qualcosa di più grande e più importante di quello che stiamo vivendo. Ci insegna l'amore per la musica e l'amore in generale.
- Che tu sia un artista o un autista di autobus o qualsiasi altra cosa, la tua presa di posizione è sempre importante. Non possiamo preoccuparci dei problemi della vita "in generale" e smettere di farlo quando iniziamo a "lavorare". Alcuni dei principi di una società avanzata, soprattutto nell'arte e nella cultura, dovrebbero valere per tutti: il rispetto, la pace, i diritti umani. E ancora: non accettare denaro da aziende corrotte, non sostenere movimenti politici aggressivi. Basterebbe questo per cominciare.
- Il mio Guarnieri del Gesù è un prolungamento della mia anima e della mia voce, amo tantissimo questo strumento per il quale ho molta attenzione e rispetto sapendo che è più vecchio di me e ha vissuto tante epoche musicali.
- [Alla domanda se andrà mai a suonare in Russia] Spero di sì. Ma solo quando la Russia ritirerà le sue truppe dalle regioni occupate della Georgia. Sfortunatamente, non credo accadrà sotto il regime attuale. D'altra parte ammiro moltissimo l'arte russa, le loro sale da concerto, la loro profonda conoscenza della musica.
«Suono il violino contro i dittatori»
Intervista di Valeria Cappelli, Corriere della Sera, 15 novembre 2022.
- Non siamo solo intrattenitori, gli artisti devono avere opinioni ed essere in grado di difenderle.
- Quello che resta di Beethoven nel tempo è il potere della musica che attraversa il corpo e l'anima. Un interprete deve galleggiare, lasciarsi fluttuare dalle onde emotive. C'è anche un Beethoven delicato, fragile, ha una sua vunerabilità: a me ricorda lo sguardo della Madonna nella Pietà di Michelangelo.
- [È cambiata nel tempo la figura dell'interprete?] Oggi è più difficile, la gente si aspetta un repertorio più ampio, bisogna essere flessibili. La diversità è qualcosa di nuovo. Poi anche il business musicale, con Internet, è cambiato, chiunque può mostrare se stesso. Non basta saper suonare bene uno strumento, bisogna avere personalità
- [Lei ha vissuto il comunismo nella sua Georgia?] Da adolescente ci trasferimmo in Germania. Mio padre suonava il violino, era rispettato, a casa c'era abbastanza povertà, si viveva di piccole cose. Il regime sovietico era una prigione. Ma la Georgia era più libera e meno oppressa di altri stati satelliti, conservo ricordi ancge belli e positivi. Mi spiace che per l'Occidente l'Est sia un tutt'uno, le radici sono importanti, torniamo alla bellezza della diversità.
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