Louis Couperus
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Louis Couperus (1863 – 1923), scrittore olandese.
Vecchia gente e le cose che passano
[modifica]Si udì la profonda voce baritonale di Steyn[1] nel corridoio: – Su, Jack, su avanti cagnetto! Vieni col tuo padrone. Il terrier abbaiò forte ed allegramente e si precipitò ruzzolando giù dalle scale.
– Oh, quella voce di Steyn... – sibilò Ottilie [2] tra i denti, voltando rabbiosamente alcune pagine del romanzo che stava leggendo.
Carlo Pauws le diede un'occhiatina tranquilla, accompagnata dal solito sorrisetto compiaciuto. (cap. I, p. 15)
Citazioni
[modifica]- [Lot parla ad Elly [3]] Quando un abito diventa vecchio se ne compera uno nuovo: sto parlando col criterio del capitalista. Ma il proprio corpo, la propria anima vanno in rovina una volta per sempre e bisogna portarli con sé fin nella tomba. Se si vogliono risparmiare non si vive, se se ne abusa bisogna scontarne il fio... E quel passato, che sempre ci si rimorchia e trascina appresso! Ogni giorno aggiunge un nuovo peso. Siamo proprio dei muli, che tirano avanti finché possono e poi si schiantano sotto il loro fardello... Oh! Elly, non è atroce questo? (cap. VI, p. 70)
- [Lot parla ad Elly] [...] Quando scrivo, adesso, ho l'ambizione borghese di essere letto dai miei coetanei, da uomini sulla quarantina e quello che li interessa è la vita attuale, osservata psicologicamente ma descritta in verità concrete e non riflesse in miraggi e poetizzate e drammatizzate attraverso personaggi fittizi... Ecco perché io sono diventato giornalista e perché di ciò sono soddisfatto. Mi piace afferrare il mio lettore subito e lasciarlo di botto, perché né lui né io abbiamo del tempo da perdere. La vita scorre. Ma domani lo afferrerò nuovamente e poi lo lascerò ricadere. Nella nostra effimera vita, il giornalismo è la vera arte perché la forma deve essere leggera ma casta... (cap. VI, p. 72)
- [Lot parla ad Elly] [...] La vita moderna si svolge anche là [in Italia], ma non mi curo di questo. M'interessa solo il passato e questo è così meraviglioso, così sereno e non mi rattrista. Quello che mi fa pena è vedere la vecchia gente e le vecchie cose che continuano ad esistere e che abbiamo visto invecchiare poco a poco. Ma ciò che riposa in pace e che è così divinamente bello come in Italia non mi rattrista, no; mi dà invece un senso di calma e mi fa ammirare quello che fu magnifico in vita e rimane magnifico nella morte. (cap. XIII, p. 134)
- La parola è una farfalla; si afferra leggermente per le ali... e poi si lascia nuovamente volar via... (cap. XIV, p. 148)
- [Lot ed Elly da poco sposi sono in albergo a Nizza, città in cui vive Ottilie, sorella di Lot.] Era ottobre; le finestre erano spalancate; e il mare brillava di un riflesso metallico, inondato dai raggi del sole e si increspava sotto gli insolenti colpi di vento di un nascente «mistral». Fecero un bagno e fecero colazione in camera, sentendosi un po' stanchi del viaggio; il profumo delle rose, lo splendore del sole, la tinta azzurro-opaca del mare li inebriava. [...] Aumentavano le raffiche di vento e colle loro brutali carezze spazzavano via la poca nebbia che c'era ancora. Il sole diventava sempre più forte e riversava i suoi raggi dorati dall'azzurro cielo.
Sedevano vicini, estasiati di tutto [...]. (cap. XV, pp. 148-149) - [Lot parla ad Elly] [...] non dobbiamo scrutare nel futuro... Oh, che serata divina! Le montagne si fanno color violaceo... Il mare culla il vento nel suo grembo, la fenice diventa cenere. Restiamo qui a guardare. Spuntano le prime stelle. Il mare si cheta e il vento si addormenta estatico sul suo seno. Senti il suo alito che giunge sin qui, però dorme... questo è il paese della vita e dell'amore [...] Questo è lo splendore, Elly, questa ricchezza di vita, di amore, di colori smaglianti che svaniscono purpurei nell'oscurità della notte. L'alito fresco di quel potente vento che ora tace: come è diverso dal nostro vento del Nord che urla e sibila senza posa. (cap. XV, p. 158)
- [Lot ed Elly sono a casa di Ottilie] Fuori ricominciava a soffiare il vento, sempre più forte, facendo turbinare le foglie dorate.
– Ecco l'autunno – disse Ottilie.
– E fra poco l'inverno, – aggiunse Lot.
– Ma qui l'inverno dà nuova forza alla vita e la rinnova. La vita si rinnova ogni giorno. Ogni giorno porta una nuova vita con sé.
– Allora non esiste la morte, solo l'eterna resurrezione!
– Niente morte, resurrezione eterna! (cap. XVI, p. 163) - Napoli, a fine aprile, era già tutta estiva sotto il cielo solatio. Lot, dalla sua camera, attraverso le palme laccate di verde della Villa Nazionale, vedeva la distesa azzurra, calma che si dileguava in una specie di bruma perlacea in fondo all'orizzonte, dove s'ergeva in una visione di sogno Castellammare, formante delle chiazze più scure... (cap. XXX, p. 295)
Note
[modifica]Bibliografia
[modifica]- Louis Couperus, Vecchia gente e le cose che passano, con prefazione di Stephen Mc Kenna, traduzione di Adele Cortese Rossi, Caregaro Editore, Edizioni Alpe Milano
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