Lucrezia Reichlin

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Lucrezia Reichlin nel 2013

Lucrezia Reichlin  (1954 – vivente), economista e accademica italiana.

Intervista a Lucrezia Reichlin: fino al 2005 direttore generale ricerche alla Banca Centrale Europea a Francoforte…

Intervista di Ines Monti, elle.com, 17 agosto 2014.

  • Appartengo a una generazione di passaggio che ha avuto rapporti difficili con gli uomini, soprattutto quando nella coppia c’era una doppia carriera. Adesso la situazione sembra più equilibrata, anche se gli uomini fanno ancora fatica ad accettare il successo professionale della loro compagna. Le donne che riescono sono però quelle che hanno trovato una soluzione.
  • Credo che il grande svantaggio delle donne sia prima di tutto dovuto a modelli familiari e sociali, che le spingono a fare delle rinunce nel lavoro e a non sviluppare ambizioni professionali. Io mi ritengo fortunata perché ho avuto modelli femminili molto forti e non ho mai pensato di non lavorare: mia nonna lavorava, mia madre ha sempre lavorato. Ma il modello familiare non basta... Il mondo del lavoro è ostico alle donne e molte di noi, anche le più privilegiate, hanno fatto fatica ad acquistare sicurezza e a stabilire un rapporto sereno con gli uomini.
  • L’Italia ha un bassissimo tasso di natalità. La nostra è una società sclerotizzata che dà poche opportunità di mobilità. Per quanto riguarda le politiche sociali, penso che le soluzioni debbano comunque nascere da un misto di interventi pubblici e privati: vanno fatte delle politiche della famiglia in aiuto al lavoro femminile.
  • Quando mia figlia era piccola, insegnavo all’Università di Bruxelles che aveva l’asilo interno. A Londra, invece, frequentava già la scuola primaria e non ho avuto modo di sperimentare quella materna. Ma al termine delle lezioni, ad aspettare i bambini vedevo solo mamme...
  • Sono in favore delle quote rosa: il cambiamento non avviene senza una nuova regola che scuota lo status quo. Inoltre è un incentivo per meglio selezionare i curricola, superando forme di cooptazione basate su meccanismi poco trasparenti, e per introdurre un cambiamento culturale.

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