Luigi Antonelli

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Luigi Antonelli

Luigi Antonelli (1877 – 1942), drammaturgo italiano.

Incipit di alcune opere[modifica]

Bernardo l'Eremita[modifica]

Salone di un grande albergo. Grande folla di invitati in abito di visita. Quando si alza il sipario una signorina finisce di cantare una romanza francese accompagnata dal pianoforte.

C'è qualcuno al cancello[modifica]

L'AUTORE discorre col DIRETTORE, seduto a sinistra della ribalta, con le spalle voltate al pubblico. Ha vicino a sé un tavolinetto. Gli attori fanno gruppo verso il fondo discorrendo sommessamente, addossati al fondale, e poi ridono forte: specialmente la signorina Melato.

Chiaro di luna[modifica]

Salone del castello. A sinistra una porta che comunica con le stanze dell'appartamento di >SILVIA. In fondo è la comune che dà in una veranda, ai piedi di una selva. A destra è aperta una grande finestra da cui entra la luna più chiara dell'alba: ed è questa la sola luce che illumina la scena.

I diavoli nella foresta[modifica]

La scena è una specie di landa nel folto di una foresta millenaria.
Gli alberi giganteschi hanno l'incubo di una minacciosa umanità gesticolante.
Grosse nuvole si addensano nel cielo ancora arrossato dal tramonto.
Un canto di donna echeggia lontano, e rapidamente si avvicina.

Il cenno[modifica]

Salotto elegantissimo. Un balcone, in fondo, è aperto sulla strada di S. Lazzaro. A sinistra la comune. A destra una porta che dà nella camera da letto.

Il convegno[modifica]

Salone in un grande albergo. In fondo gran folla di invitati e di signore in abito da visita. Nel mezzo è una specie di palco improvvisato su cui Miss >GROFFORT finisce di cantare, quando si alza la tela, una romanza accompagnata dal pianoforte. Una vetrata divide la scena in due parti: verso quella anteriore sono disposte le poltrone e i tavoli della sala di lettura, mutata per l'occasione in sala di concerto. Pomeriggio d'aprile.

Il dramma, la commedia, la farsa[modifica]

L'AUTORE discorre col DIRETTORE, seduto a sinistra della ribalta, con le spalle al pubblico. Ha vicino a sé un tavolinetto. Gli attori fanno gruppo verso il fondo discorrendo sommessamente, addossati al fondale, e poi ridono forte: specialmente la signorina Melato.

Il paravento[modifica]

Siamo in una di quelle pensioni che in Italia fioriscono sotto denominazioni accanitamente straniere, per comodità degli ospiti di varia lingua che vi soggiornano. Si vede un'ampia stanza divisa in due parti da un paravento di gusto giapponese. Questo paravento è così alto da sembrare una parete, e potrebbe essere scambiato per tale se, per quel poco che gli manca, arrivasse fino al soffitto. Lo scopo di questo paravento (di velluto nero percorso da uno di quei draghi d'argento di cui si arriva quasi sempre a capire il principio ma quasi mai a sapere dove finiscono pel groviglio delle code attorcigliate intorno alle moschee su cui passano a volo le rondini d'oro) è quello di dividere la stanza in salotto da ricevere a destra, e in saletta di lettura a sinistra.

L'isola delle scimmie[modifica]

PROLOGO

detto dal primo attore in frac, col telone abbassato.
Signori!
L’amarezza di questa favola che vi preparate ad ascoltare mi ha indotto a rivolgervi alcune parole prima ch’io divenga una scimmia.
Sono le mie ultime parole, almeno per questa sera, che pronunzierò da uomo: e non saranno gaie, poichè io diventerò una scimmia per mettermi contro gli uomini.

L'uomo che incontrò se stesso[modifica]

Viale d'un giardino che sale arditamente verso il fondo dove si erge un palazzo sontuoso. Paesaggio irreale, segnato con crudezza sintetica, caratterizzato da grandi cipressi color viola che danno alla scena un aspetto violento, un'intonazione e un incubo di fiaba. Dalla destra si va verso il mare. A sinistra, un po' avanti, due sedili di pietra.

La casa a tre piani[modifica]

Una vasta camera da pranzo, nel primo piano della casa. Tavola imbandita. Si è alla fine del pranzo. Chi fuma, chi prende il caffè. Sono tutti a sedere. Degli inquilini della casa manca la sola Fanciulla del terzo piano.

La casa dei fanciulli[modifica]

Salotto in casa SALVANI. In fondo una porta che comunica con una veranda aperta sopra un giardino. A sinistra una porta di comunicazione col gabinetto microscopico del dottore. Un’altra porta a destra.

La donna in vetrina[modifica]

LA FELICITÀ NELLE SCARPE Sempre sulla spiaggia del mare, quando è deserta prima che sorga il sole, io facevo i più belli incontri. Una volta trovai due scarpe in buonissimo stato, il che mi destò non poca meraviglia, tanto più che non appartenevano allo stesso paio, sebbene fossero entrambe gialle di colore. E non erano neanche dello stesso sesso. L’una era da uomo, l’altra da donna.

La fiaba dei tre maghi[modifica]

La grande sala d'un ritrovo di provincia. Oltre i vetri del fondo appare il paese con un acuminato campanile nel mezzo intorno al quale le case si aggruppano addossate a linee crude come nelle vecchie stampe di paesi medioevali. La sommità del campanile, che sostiene la cuspide a piramide quadrata, è sorretta da colonnine e dovrà a un certo momento illuminarsi all'interno. – Un tavolino in mezzo, qualche altro un po' più indietro. – A destra un divano. – Porte laterali. – La giornata volge al crepuscolo.

La montagna artificiale[modifica]

Siamo nella sala del consiglio comunale di una grande città distesa su di una immensa pianura. Di questa sala è visibile esattamente la metà, ossia la parte posteriore dei seggi digradanti a semicerchio verso la sinistra della scena.

Storia di burattini[modifica]

L'azione ha luogo nel salone di proprietà del SIGNORE DEL PALAZZO.
Il servitore (a PLACIDO che sta per entrare, al limitare della porta): Avanti! Venga avanti! Vuole che l'aiuti? Dia a me... Oh! Così... Almeno un paio!... (Si fa dare due BURATTINI grossi come ragazzi e se li carica uno sopra un braccio e uno sull'altro) Non avevo mai visto dei burattini così grandi! Ho l'impressione di abbracciare degli uomini... Possiamo appoggiarli contro questa parete?

Bibliografia[modifica]

Altri progetti[modifica]