Marco Meschini
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Marco Meschini (? – vivente), storico medievalista italiano.
Intervista: Il jihad e la crociata: guerre sante asimmetriche, Zenit, 3 giugno 2007
- Il mujahid, il «combattente del jihad», in caso di morte è considerato un «martire», shahid, «testimone», lo stesso senso letterale della parola greca martyr, «martire». Costui è ritenuto così santo che il suo corpo non deve essere lavato prima dell'inumazione, come prescriverebbe la legge islamica, e può persino trasferire parte della propria santità ai parenti.
- Il jihad è sia difensivo sia aggressivo, cioè strumento di diffusione della religione islamica che – ricordiamolo – significa «sottomissione» ad Allah. La crociata, invece, nacque solo dopo oltre un millennio di cristianesimo e con uno scopo limitato: recuperare Gerusalemme e la Terrasanta, ingiustamente occupate dai musulmani. Va però aggiunto che, nel corso di una storia plurisecolare, vi furono anche crociate di espansione, pur senza che l'idea originaria si perdesse completamente.
- Ancora oggi, per tutti gli islamici, il jihad è il «sesto pilastro» dell'islam, cioè uno dei precetti identitari della loro religione. Viceversa, non esiste alcun testo sacro cristiano che parli di una simile guerra, né il modello che è Cristo la prevede, anzi!
- Qual è lo scopo del dialogo? Io penso conoscersi meglio e, se possibile, giungere a un livello superiore di verità. Dunque la verità o almeno l'onestà intellettuale è una premessa, anzi una condizione irrinunciabile del dialogo. Per questo ho voluto smascherare alcuni commentatori che, dietro contorsioni verbali, cercano di camuffare la verità storica, giuridica e teologica insita nel tema del jihad.
- Benedetto XVI è stato molto chiaro [nel discorso a Ratisbona del 12 settembre 2006]: la fede e la verità si possono proporre e diffondere solo da intelletto a intelletto e da cuore a cuore, in un mutuo scambio di ragione e credo. E quindi espandere la propria religione «con la spada» è una mostruosità antitetica al Logos, alla Ragione, cioè a Dio. E la violenta reazione di tanti alle sue parole è stata – drammaticamente – un'involontaria ma "perfetta" risposta di conferma al suo discorso.