Mario Fubini
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Mario Fubini (1900 – 1977), critico letterario italiano.
Citazioni di Mario Fubini
[modifica]- [...] leggendo Candide, sono colpito dal ritorno di frasi e di vocaboli, che di pagina in pagina, di capitolo in capitolo, sembrano ripercuotersi come un'eco insistente, come ritornelli voluti, che vengono a rilevare e quasi ostentare la trama del racconto e le idee e i sentimenti dei personaggi, sia l'indimenticabile Cunegonda (poteva avere un altro nome?) sempre riaffiorante in mezzo a tutti i guai e a tutte le traversie nei discorsi di Candido, a concludere un ragionamento, un periodo, un capoverso, un capitolo, sia il migliore dei mondi possibile del filosofo Pangloss, o il Je suis venu passer le carnaval à Venise, con cui si chiude il racconto di ognuno dei sei re spodestati, o infine la sentenza che per un'ultima abile variazione dello scrittore diventa il pensiero conclusivo del libro «Il faut cultiver notre jardin»; e questa abitudine stilistica mi sembra conforme a quel che di marionettistico, di legnoso hanno i personaggi mossi dall'autore con superiore disinvoltura, quasi un segno di quel beffardo dominio che egli esercita sulla sua materia.[1]
L'estetica e la critica letteraria nei "Pensieri" di Giacomo Leopardi
[modifica]- [...] ad un attento esame [...], l'estetica del Leopardi sembra per un lato confondersi con la ricerca che l'artista fa di sé medesimo, per l'altro, con quella che l'uomo fa di una teoria che lo salvi dalla disperazione e dall'inerzia. Così nelle pagine dello Zibaldone crediamo di scorgere piuttosto un ideale d'arte che un concetto dell'arte, piuttosto una commossa celebrazione del potere vivificatore della poesia che una soddisfacente definizione dell'attività estetica. (p. 242 [2 dell'estratto])
- Il credo estetico del Leopardi si ricongiunge al suo credo morale, anzi, in certo senso, non è che una diversa formulazione: ciò ha ben veduto il Levi, il quale crede che l'abbandono della teoria della poesia come imitazione derivi da quella che è per lui la filosofia propria del Leopardi, un ragionato e conscio individualismo, per cui il poeta supererebbe la negazione del suo pessimismo con l'affermazione del valore intrinseco della personalità umana. (p. 277 [37 dell'estratto])
- [...] in uno dei suoi canti estremi, nel canto Sopra il ritratto di una bella donna, vediamo come egli [Leopardi] scorga un motivo di dubbio insolubile non già nel contrasto tra la bellezza femminile e l'opera dissolvitrice della morte, bensì nel contrasto fra la distruzione che la morte ha compiuto di quella bella forma corporea e gli ineffabili altissimi sentimenti che quella ispirò un tempo:Natura umana, or come | se frale in tutto e vile, | se polve ed ombra sei, tant'alto senti?La nobiltà dell'uomo, così come la sua beatitudine, il Leopardi ripone nella sua capacità di sentire: né è senza significato il fatto che nelle sue pagine, in quelle della giovinezza come in quelle della maturità l'epiteto divino si accompagni così di frequente alle espressioni che si riferiscono al sentimento. (pp. 278-279 [38-39 dell'estratto])
Note
[modifica]- ↑ Da Stile, linguaggio, poesia. Considerazioni sulla critica letteraria, Carlo Marzorati editore, Milano, 1948, p. 27.
Bibliografia
[modifica]- L'estetica e la critica letteraria nei "Pensieri" di Giacomo Leopardi, Estr. dal Giornale storico della letteratura italiana, vol. XCVII, 1931, pp. 241 sgg.
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