Mario Lattes

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Mario Lattes (1923 – 2001), scrittore e pittore italiano.

Il borghese di ventura[modifica]

Incipit[modifica]

Seeh, l'ho capito subito che il consiglio non era buono, del Generale. Il fatto è che volevo fare indagini per conto mio, ne avevo abbastanza del parlare che si fa di me, in casa. Parlano della Svizzera, però nessuno sa bene come. Fanno tanto per dire, si vede: non hanno mica le idee chiare, non sanno dove mettere le mani, che pesci pigliare. Parlano di Roma, sembra la soluzione più sensata. Basta andare a Roma e aspettare. Una settimana, due: fatto. Neanche da muovere un dito. Ma Roma dove? Parlano del Vaticano, ma è come la Svizzera. Ne parlano ma non saprebbero mica come arrivarci. Ora, il Generale, mi ero detto, deve intendersene, dato il mestiere e il fatto che è ebreo. Lui intanto continuava le sue passeggiatine igieniche, come se niente fosse. L'ho trovato appunto che passeggiava. Permette una parola, senta, dico, gli espongo il caso. Ha risposto che non abbiamo fatto niente, dunque non c'è da temere niente; avessimo fatto qualcosa. Non passeggerà più molto, il Generale. Se lo prendono, è anziano, non tornerà più. E ce n'è, di quelli che dicono che non può accaderci niente perché non abbiamo fatto niente. Sarà per pigrizia, per togliersi un pensiero. Vecchi, soprattutto. Adesso hanno deciso, a forza di consigliarsi: andrò a Roma. Sono in viaggio con mia madre. Ecco i tunnel. C'è sempre il tunnel che subito dopo, uscendo, si vede il mare. Ohhh! fecevano tutti una volta, ohhh! Adesso nessuno dirà niente, vedrete. Questo però non è ancora il tunnel del mare, è solo un tunnel così. Mi piacciono i tunnel.

Citazioni[modifica]

  • Mi accompagnarono fuori in un corridoio pieno di lampadari, fin nell'ufficio del Direttore in persona. Era un bell'ufficio. Il Direttore mi fece fiutare dei sali. Fummo accolti, all'uscita, da espressioni di augurio e di simpatia da parte della folla in attesa. Son cose che si ricordano volentieri, si ha un bel dire. Vie, anche. Chissà se le rivedrò mai più: Bava, Buniva, Pietro Micca. Buniva non so chi è, Pietro Micca era un eroe del Risorgimento (a Torino c'è perfino un museo, del Risorgimento): un uomo di mezz'età come, nel Risorgimento, lo erano tutti. Si immolò combattendo contro gli austriaci. Era uso frequente, allora, immolarsi: almeno fino alla guerra del '15. Poi andò decrescendo, poi più niente. Quante cose si perdono, col tempo.

Explicit[modifica]

Inseguo brandelli di memoria per completarli, e li respingo, e nello sforzo anche quei resti dileguano ma riappaiono, poi, e io latro di vergogna e dolore. Vado al bagno a lavarmi ma sono buono soltanto di vomitare filacce amare. Un po' dormo un po' mi sveglio, vomito e dormo, e la festa e la guerra sono finite. Vado al Comando nel pomeriggio. Ferison mi guarda con occhio di corallo lentamente. Come sta signore, dico. Siamo riusciti a sopravvivere, risponde. La festa dell'armistizio, è stata. Adesso bisognerebbe cercare prima dopo e perché.

Bibliografia[modifica]

  • Mario Lattes, Il borghese di ventura, Einaudi, Torino 1975.

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