Matteo Righetto
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Matteo Righetto (1972 – vivente), scrittore italiano.
Intervista di Arabella Bertola, Premiocomisso.it, 19 giugno 2017.
- Per me narrare significa raccontare storie universali e questo significa tornare agli archetipi. Non mi interessa la contingenza; una storia attuale può essere ambientata anche nel '500. L'importante è che parli di vizi e virtù, di valori, che sia quasi fiabesca, che sia in definitiva pensata come un classico.
- Più che la contingenza, mi interessa l'essere umano.
- Non è necessario conoscere ciò di cui si scrive. Ognuno può raccontare ciò che vuole, l'importante è essere credibili e scrivere belle storie.
- È vero che scrivere significa trovare una lingua e che ogni storia ha la sua. Però è altrettanto vero che ogni scrittore ha la sua lingua, anzi io preferisco dire la sua voce.
- La scrittura deve portare a questo: al perfezionamento di una voce per chi scrive, a maturare un'estetica ma anche una consapevolezza etica. La letteratura se non ti porta a riflettere non serve a niente. Sarebbe solo esercizio di stile.
Ci sono paesi che sanno di sventura.
Si riconoscono respirando la loro aria torbida, magra e vinta come tutto ciò che è fallito.
Anche Nevada era così, con la sua manciata di uomini e donne che vivevano in casupole inerpicate sui versanti vertiginosi della riva destra del fiume, seminascoste da boschi aspri e disseminate qua e là tra le masiere, piccoli terrazzamenti sottratti alla parete che, a oriente dell'altopiano di Asiago, scendono verso Enego e poi si tuffano nel canale di Brenta e nella Valsugana.
Bibliografia
[modifica]- Matteo Righetto, L'anima della frontiera, Mondadori, 2017. ISBN 9788804707622
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