Michele I di Romania

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Re Michele

Michele I (1921 – 2017), re di Romania.

Citazioni di Michele I[modifica]

  • Durante gli ultimi anni lo Stato romeno ha visto profonde modificazioni politiche sociali ed economiche che hanno creato un nuovo rapporto fra i fattori responsabili del governo.
    Queste relazioni non corrispondendo con le attuali condizioni del nostro Stato secondo quanto sancito dalla nostra costituzione, l'Istituzione monarchica è un serio impedimento allo sviluppo del nostro paese.
    Prendendo in considerazione questa situazione in pieno accordo con i fattori responsabili e conscio della mia responsabilità verso il mio paese, abdico in mio nome e nel nome dei miei discendenti da tutte le prerogative che finora ho esercitato quale re di Romania. Lascio al popolo romeno di scegliere la nuova forma dello Stato. (annuncio dell'abdicazione, 30 dicembre 1947)[1]
  • La gente parla di una nuova Costituzione. In realtà non ce n'è bisogno. Quella del 1923, promulgata sul modello belga, è buona, garantisce anche le minoranze. Inoltre non è mai stata abolita legalmente. (da un'intervista del Financial Times, 17 gennaio 1990)[2]
  • I cambiamenti in Romania sono certamente l'inizio di una rivoluzione a lungo termine. Basta una notte per abbattere il regime di una famiglia, ma occorre molto di più per sostituirlo. La gente dice: "Abbiamo la libertà ma non sappiamo che cosa farne". (da un'intervista del Financial Times, 17 gennaio 1990)[2]
  • Il lupo cambia il pelo ma non il vizio, tutta la struttura amministrativa resta nelle mani dei comunisti, anche se non sono più rossi ma rosa. Possono manipolare l'apparato statale a loro piacimento. E c'è il pericolo che la rivoluzione sia confiscata dagli attuali detentori del potere. (da un'intervista dopo la rivoluzione romena del 1989, maggio 1990)[3]
  • Il giuramento deposto quando son diventato re mi impone di non appartenere ad alcun partito, ma solo al popolo. Mi impone anche di non sollevare oggi una questione costituzionale. (dichiarazione durante il ritorno a Bucarest, 28 febbraio 1997)[4]
  • La corona reale non è un simbolo del passato, ma della nostra indipendenza, sovranità e unità. Nel 1989 riconquistammo la libertà col sacrificio di tanti patrioti, la patria ha ricominciato ad andare avanti, oggi impegniamoci per rafforzare la democrazia e ristabilire la dignità del paese. (discorso al Parlamento, 25 ottobre 2011)[5]
  • La democrazia deve arricchire l'arte di governo, non distruggerla, darsi rigore etico, dobbiamo batterci per la dignità e il rispetto degli altri, pensare alle condizioni gravi di anziani e malati. (discorso al Parlamento, 25 ottobre 2011)[5]

Da «Il vero capo di Stato sono io»

Intervista di Tim Burt, La Stampa, 8 febbraio 1990.

  • Mentre nuovi partiti politici vedono la luce, emergono anche i progetti per il ripristino della monarchia.
  • Siamo stati terribilmente rattristati dal fatto che la rivoluzione sia sfociata in un bagno di sangue tanto grande, ma questo dimostra come i romeni abbiano dato e siano pronti a dare ancora la vita per la libertà.
  • [I romeni] sono stati calpestati nei modi più disumani, fino al punto in cui avevano difficoltà a considerare la loro anima come qualcosa di personale.
  • Il 30 dicembre 1947 mi fu messa davanti perché la firmassi una dichiarazione di abdicazione, sotto la minaccia di una sanguinosa repressione. Considero un documento di abdicazione firmato sotto minaccia assolutamente nullo. Mi considero il capo di Stato romeno.

Da Ceausescu c'è ancora

Intervista di Enrico Benedetto, La Stampa, 6 giugno 1990.

  • So che la prima rivoluzione il Fronte ce l'ha rubata. Non userei la parola tradimento: è un furto.
  • Ceausescu era divenuto imbarazzante per Mosca, che voleva scaricarlo. Gorbaciov mi sembra un leader capace, innovatore. Anche Stalin, peraltro, ricordo la grande intelligenza, ma che uomo crudele!
  • [Su Adolf Hitler] Ricordo quando ci parlammo. Per lui l'interlocutore non esisteva, solo gli interessi del Reich erano legge. Restai impressionato dalla sua insistenza quasi ossessiva.
  • I comunisti questo mi hanno insegnato dopo mezzo secolo o quasi: scambiare sempre il loro interesse con quelli del Paese.
  • [Sul processo a Nicolae ed Elena Ceaușescu] Disgusto. Non ho voluto assistere alla trasmissione. Mi pareva un assassinio legale, quasi ispirava solidarietà con il tiranno. Un grave errore del Fronte.
  • [Sulla Carta Costituzionale del 1923] Garantisce libertà, democrazia, pluralismo, armonica convivenza tra le forze etniche. Ha tutto quello che ci è mancato nell'ultimo mezzo secolo. Basterebbe qualche ritocco.
  • I romeni nati sotto il regime, oggi talora mi scrivono: Che cosa hai fatto, re Michele, in tutto questo tempo? Posso rispondere che da 40 anni la mia voce e i miei scritti denunciavano ogni giorno la barbarie. Ma l'Occidente, che oggi scopre tutto questo, ha preferito turarsi le orecchie.

Da Michele di Romania «Il mio Paese merita l'Europa»

Intervista di Ludina Barzini, La Stampa, 5 dicembre 2005.

  • La situazione stava degenerando rapidamente con i russi e i comunisti. Hanno torturato e violentato i prigionieri. In questa casa, al piano di sopra, sono venuti a ricattarmi: dovevo obbedire ai loro voleri oppure avrebbero ucciso gli studenti in prigione. Non accettai e non potei prendere la responsabilità di vedere uccidere tanti giovani, abdicai sotto la minaccia.
  • Non avevo ancora 19 anni ed era difficile perché mio padre aveva ceduto tutte le prerogative. C'era una situazione simile a quella italiana tra il Re e Mussolini. Il generale Antonescu era sostenuto dalla destra estrema e prese un impegna verbale con i tedeschi di entrare in guerra. Non c'era un foglio di carta scritto. Non avevo poteri. Avevo cercato già nel '42 e nel '43 di uscire dalla guerra e di sostituire Antonescu. Nessuno ci voleva aiutare. La Bbc e gli americani dicevano che dovevamo uscire dalla guerra e noi abbiamo mandato dei messaggi dicendo che volevamo uscire ma che avevamo bisogno di aiuto. Non una parola.
  • [Su Elena di Grecia] Non so cosa avrei fatto senza di lei. Aveva sofferto molto per colpa di mio padre. [...] Mia madre durante la dittatura di Antonescu ha molto aiutato gli ebrei tanto che Israele le ha dato un riconoscimento dopo la morte.
  • Talvolta creo uno choc quando dico che la democrazia non è ancora tornata in Romania. Nessuno ha spiegato come funziona la democrazia e che non è facile da conquistare. Ci vuole una giusta informazione, un'educazione. Come votate, chiedo loro? Votate come viene, nel vento. Quali le vostre convinzioni? e le risposte vengono dopo un lungo silenzio. So che la democrazia è libertà, un modo di vivere, di comportarsi, di considerare gli altri, i propri vicini.
  • Quando posso dare una mano lo faccio. Non con le parole ma con i fatti. C'è un detto romeno che dice: "Tante chiacchiere sono la poverta dell'uomo".

Note[modifica]

  1. Citato in Re Michele ha abdicato, La Stampa, 31 dicembre 1947
  2. a b Citato in L'ex re: «So aspettare», La Stampa, 17 gennaio 1990
  3. Citato in Iliescu apre il dialogo, La Stampa, 6 maggio 1990
  4. Citato in L'ex re Michele in Romania per 5 giorni, La Stampa, 28 febbraio 1997
  5. a b Citato in Romania — Il discorso del re accende la nostalgia, La repubblica, 26 ottobre 2011

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