Michelle Buswell
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Michelle Buswell (1983 – vivente), modella statunitense.
Intervista di Nina Verdelli, vogue.it, 19 agosto 2015.
- [Bagaglio aperto, vestiti sul letto. A che cosa non puoi rinunciare ?] Dipende dalla destinazione: in ogni città voglio essere una donna diversa. A Parigi porto i miei abiti più belli e faccio la signora. A Londra, opto per uno stile cool, un po' da rockstar, quindi via di t-shirt, shorts in jeans e boots.
- [Quando sei a casa a New York, invece?] D'estate, stivali, pantaloncini e maglietta. D’inverno, jeans e maglione oversize.
- [Anche per uscire la sera?] Beh, no: se c'è un party alla Boom Boom Room dello Standard Hotel, oso la minigonna.
- [Tacchi o flat shoes?] A spillo solo sul red carpet. Nella vita di tutti i giorni non avrebbero senso per me: sono alta 1,88 m. In ogni caso, la sera non disdegno décollétée alte qualche centimetro: mi cambiano la postura. Con buona pace del mio fidanzato.
- [È più basso di te?] Il poveretto è 1,85 m ed è stato considerato un uomo alto tutta la sua vita, fino a quando si è messo con me: ora è il piccoletto della coppia. Per questo, di solito, indosso stivaletti bassi come quelli che ho ora: sono di Jean Paul Gaultier.
- [È il tuo stilista preferito?] Mi piace molto anche John Galliano. Ma in generale, sì, Jean Paul per me vince a mani basse: ti ricordi la collezione per l'Haute Couture in stile sirenetta? Era insuperabile, per la miseria! Avrei voluto fare io la sua musa, mannaggia a Coco!
- [La top model Coco Rocha, intendi?] Già.
- [ Invidiosa?] Ma no, ammirata: seguo Coco su Instagram e sono colpita dalla sua etica lavorativa e dalla profonda conoscenza che ha di questo mondo. Ho come la sensazione che lei sapesse già tutto fin dal primo giorno. Mentre io ho imparato sbattendo la testa contro il muro e combinando pasticci.
- [Raccontacene uno.] Una volta ho rischiato grosso per una questione di tasse. Mettiamo che, ai tempi, la mia tariffa giornaliera fosse 10 dollari, cifra simbolica ovviamente. Siccome mio padre aveva bisogno di quei 10 dollari per pagarsi il mutuo e io me li ero guadagnati semplicemente facendomi truccare, pettinare e fotografare, dicevo: papà, lascia che mi occupi io della tua casa. Senza considerare che il 20% di ogni entrata va all’agenzia e il 30% in tasse. Così a un certo punto mi sono trovata sull’orlo della bancarotta.
- [Come te la sei cavata?] Pensavo di aver chiuso con questo lavoro, anche perché contemporaneamente è subentrata la crisi e io, al contrario di altre modelle, non ho mai abbassato il mio fee, quindi venivo chiamata di meno. Poi, all’improvviso, devono essere intervenuti gli "dei della moda": mi è arrivato un lavoro importantissimo che ha saldato tutti i miei debiti e rilanciato la mia carriera.
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