Mimosa Martini
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Mimosa Martini (1961 – vivente), giornalista e scrittrice italiana.
Intervista di Roberta Marchetti, today.it, 5 maggio 2022.
- La televisione non fa informazione ma intrattenimento, questo si era visto già col Covid. L'informazione televisiva si basa unicamente sui dati di ascolto e i dati di ascolto sono soltanto il metro per far vendere e comprare pubblicità. Lo scopo è quello, non far crescere la società culturalmente o intellettualmente. Se l'informazione, che è uno dei capisaldi di una democrazia, finisce per essere unicamente strumento per vendere e fare soldi, ecco che succede.
- Questo non avviene solo nei programmi, il problema di guardare gli ascolti ha tracimato nei telegiornali. I tg hanno iniziato già vent'anni fa a controllare gli ascolti minuto per minuto. Allora le notizie di esteri, ad esempio, facevano meno ascolti? Si facevano più brevi. Oppure la cronaca trattata in modo morboso e il gossip fanno ascolti? Più cronaca, sangue, notizie sui reali. Il cucciolo del giorno. C'è stato un periodo in cui al tg delle 20 bisognava mettere l'immagine del cucciolotto del giorno perché alzava l'ascolto. E quindi capitava anche che si toglievano notizie per il cucciolo. Uno scandalo. Un telegiornale dura 30 minuti, davvero la gente per 30 minuti non può reggere l'informazione seria?
- Ormai il lavoro del giornalista o del conduttore è mantenere lo spazio conquistato e per riuscirci devi fare il lavoro sporco. Siccome sono diventati tutti identici, devi usare le stesse armi degli altri, a partire dagli ospiti. Sono sempre gli stessi, ospiti acchiappa-ascolti che si guardano solo per assistere alla baggianata del giorno. Una volta mi hanno invitato a una trasmissione e ho chiesto chi ci fosse perché non volevo incontrare una persona. Mi hanno risposto che aveva un'esclusiva per un circuito di trasmissioni. Un circuito. E non stiamo parlando di personaggi dello spettacolo, parliamo di giornalisti. Quindi ovvio che dietro c'è un giro di soldi, di amicizie, niente a che vedere con l'informazione.
- C'è da dire anche che reggere dopo due mesi è difficile. I talk hanno bisogno di tanti ospiti per coprire tutte quelle ore. Tanti ospiti però non è sinonimo di buona informazione, vuol dire sicuramente tante chiacchiere. Servono strumenti per riflettere.
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