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Mosco

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Mosco (II secolo a.C.), poeta siceliota.

Incipit di Idilli

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Idillio I

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Ciprigna a cercar volta Amor suo figlio,
Alto gridava: Se mai vide alcuno
Errar pe' trebbj Amore, è mio fuggiasco.

Idillio II

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Già Venere ad Europa un dolce sogno
Nella terza vigilia della notte
Spedì vicino all'alba, allorché il sonno
Più soave del mel sulle palpebre
Siede, e le membra rilassando, in molle
Laccio ritiene avviluppati i lumi

Idillio III

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Alto gemete, o poggi, e doric'onde;
L'amabile Bion piangete, o fiumi;
Piante, or in lutto vi sciogliete, e in lai,
Selve; e su i tristi rami, o fior, languite

Idillio IV

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Perché mai tanto con atroci doglie,
O dolce Madre, il core amante affliggi,
Né serbi in volto il bel di pria vermiglio?

Idillio V

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Qualora il vento l'onde glauche sferza
Placidamente, il pauroso core
Sento instigarsi, né la Musa allora
Emmi gradita, e troppo più m'incanta
Il mar tranquillo.

Idillio VI

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Amava Pane Eco vicina, ed Eco
Un Satiro saltante, e il Satir Lida.
E qual fiamma Eco in Pan, tal ne destava
In Eco il Satirello, in questo Lida.

Idillio VII

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Aureo fulgore dell'amabil Dea
Che dalle spume nacque, Espero amico,
Della cerulea notte almo decoro,
Che tanto in pregio avanzi ogn'astro, quanto
Cedi alla Luna, o mio diletto, salve

Idillio VIII

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Alfeo di là da Pisa entrato in mare
Sen corse ad Aretusa acque traendo
Ingombre d'oleastri, e in don recando
Gradite foglie, e fiori e polver sacro.

Bibliografia

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  • Mosco, Idilli, traduzione di Luca Antonio Pagnini, in ""Callimaco, Anacreonte, Saffo, Teocrito, Mosco, Bione", Milano, per Niccolò Bettoni, 1827.

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