Nadine Labaki
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Nadine Antoine Labaki (1974 – vivente), attrice, regista e sceneggiatrice libanese.
intervista di Claudia Catalli, mymovies.it, 31 marzo 2019.
- [Considera il cinema come mezzo di riflessione sociale e politica. Perché?] È per me ormai una missione e una responsabilità: il cinema può, se non cambiare le menti delle persone, sicuramente alimentare il dibattito, creare domande. Sa dare un volto a termini che sentiamo ripetere, come "guerre", e guardare chi le vive e le attraversa con empatia, comprendere le loro emozioni, le loro paure. Il cinema serve a questo, a capire meglio la natura umana. Tutti conoscono la realtà, è sotto gli occhi di tutti. Ma guardarla attraverso gli occhi di un bambino straordinario come Zain [il protagonista del suo film Cafarnao] è un'altra cosa.
- [Non dev'essere stato facile girare una storia come questa, in primis per gli stessi bambini.] No, infatti. Il protagonista Zain era in una situazione complicatissima nella vita reale, solo il set era un posto sicuro, ma fino al giorno successivo tutti stavamo in pensiero per lui. Situazioni fragili e pericolose che mettevano ansia a ognuno di noi. La nostra soddisfazione oggi è che tutti i bambini che hanno partecipato al film sono salvi e vanno a scuola... Anche solo per questo fare il film ha avuto senso.
- [Con loro ha girato in maniera tutt'altro che classica, archiviando centinaia di ore di materiale, lasciando loro piena libertà di espressione...] Avevano bisogno di totale libertà. Non potevo permettermi una lavorazione classica, o avrei paralizzato la storia. Poi i bambini ovviamente non avevano un copione in mano: li abbiamo seguiti per mesi, chiedendo loro di reagire, non di agire, creando intanto attorno a loro il giusto contesto per esprimersi. Ecco perché ho chiesto a mio marito di produrre il film, o non avrei avuto la libertà che mi serviva.
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