Giuseppe Dessì

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Giuseppe Dessì (1909 – 1977), scrittore italiano.

Citazioni di Giuseppe Dessì[modifica]

  • Tra i rari documenti della lingua logudorese ci sono i canti che Maria fa conoscere al mondo. Sono canti d'amore e di morte, di festa e di solitudine, di dolore e di gioia: dicono la vita di un popolo, di quel popolo che lei ama e che canta liberando la sua voce stupenda, la forza esistenziale del suo sentire.[1]

Paese d'ombre[modifica]

Incipit[modifica]

Il bambino bussò al cancelletto di legno, ch'era in tutto simile a quello della casa di sua madre nel vicolo del Carrubo, e aspettò in silenzio; dopo un poco la voce potente e rauca di Don Francesco Fulgheri si fece udire dall'interno della casa: "Chi è?.
"Sono io!" strillò Angelo con la sua vocetta, la sua voce da chierichetto, come diceva Don Francesco per farlo arrabbiare. Senza attendere oltre, il ragazzo spinse il cancello, che si aprì con un lungo gemito.

Citazioni[modifica]

  • Non è vergogna aver fame, quando si è onesti. (p. 69)
  • Il verme si mangia tutta la polpa, tale e quale come un tarlo; poi esce e si trasforma in una piccola mosca che depone migliaia e migliaia di uova. Bisognerebbe poter distruggere milioni di mosche. Solo Dio potrebbe farlo: ma Dio, queste mosche della malora, le ha create per punirci dei nostri peccati. (p. 88)
  • Si pensa che, per due sposi, la nuova vita cominci da un determinato giorno; ma in realtà non è così. La nuova vita si crea lentamente, giorno per giorno, minuto per minuto. Le cose in apparenza più insignificanti hanno un senso che solo col passare del tempo si rivela. (p. 178)

Incipit di Il disertore[modifica]

Quando si parlò e si discusse per la prima volta del monumento, Mariangela Eca non ne ebbe nemmeno sentore. I suoi due ragazzi erano morti da più di quattro anni, ma per lei era come se quel tempo non fosse passato.

Per tutti gli altri, a Cuadu, compresi coloro che avevano perduto un figlio, un nipote o il marito, la fine della guerra era già lontana: tanti e così profondi erano stati i mutamenti che anche in quella piccola città la guerra e il dopoguerra avevano portato. Mariangela no. Lei non si era accorta e non si accorgeva di ciò che avveniva nel mondo circostante, anzi le pareva che tutto fosse rimasto come quando i suoi figli si facevano uomini, pascolando i loro branchi di capre nel bosco di Baddimanna e lavorando il formaggio e la ricotta nel vecchio ovile.

Bibliografia[modifica]

  • Giuseppe Dessì, Il disertore, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1985.
  • Giuseppe Dessì, Paese d'ombre, Mondadori, Milano, 1975.

Note[modifica]

  1. Dalla presentazione dell'Album "Delirio", 1974. Citato in Massimiliano Perlato, Occhi e cuore al di là del mare. L'isola in movimento attraverso lo sguardo dell'emigrazione, Lampi di stampa, Milano, 2004, p. 444. ISBN 88-488-0361-X

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