Patrizia Tamà
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Patrizia Tamà, pseudonimo di Patrizia Tamarozzi (1962 – vivente), scrittrice, insegnante e giornalista italiana.
Arianna e Serena Mannella, thrillercafe.it, 19 ottobre 2010.
- [Come mai nel suo primo romanzo [La Quarta Cantica] ha deciso di ispirarsi a Dante?] Perché da tempo avevo intuito che "sotto 'l velame delli versi strani" – come dice Dante stesso – si nascondevano significati molto misteriosi e occulti ancora inesplorati. Così, studiando, ho scoperto lo stretto legame tra alchimia e universo dantesco, a partire dalla struttura in tre regni oltremondani, Inferno, Purgatorio e Paradiso che corrispondono, in chiave alchemica, ai tre stadi di trasformazione della materia e dell'uomo: nigredo, albedo e rubedo... Da qui sono partita per il mio viaggio esoterico... Inoltre sono sempre stata affascinata dalla vicenda amorosa di Dante, sposato a Gemma Donati, ma tutta la vita votato alla misteriosa Beatrice (donna in carne ed ossa e, al contempo, creatura simbolica). All'inizio ero molto incuriosita proprio da Gemma, legittima sposa del poeta eppure totalmente ignorata dalla storia, e non è detto che in futuro io non scriva di lei.
- [Secondo lei quanti misteri sono celati nella realtà legati alle grandi verità storiche?] Tanti: censurati, rinnegati, ignorati...
- [Quanto hanno influito le sue conoscenze storiche per la stesura del romanzo?] Parecchio. Ma attraverso la stesura del romanzo ho anche imparato tante cose nuove, perché la scrittura è stata accompagnata e sorretta da uno studio "matto e disperatissimo" (cfr. il buon Leopardi). Davvero è stato un po' come costruire una cattedrale gotica, irta di guglie e pinnacoli che anche per me erano sfide continue.. E più mi avventuravo su una nuova strada, esploravo un nuovo argomento, come ad esempio il sufismo, più capivo che dovevo saperne di più, molto di più...
- [È anche insegnante di letteratura e storia, come sono i ragazzi di oggi?] Fragili e inquieti. Fragili perché spesso sono troppo protetti dalle famiglie, poco responsabilizzati. E inquieti perché non accettano di potersi annoiare neppure un secondo, sono assillati dalla necessità di avere stimoli continui e così tendono invece ad annoiarsi molto facilmente... Certo, anche la scuola deve un po' adeguarsi alla velocizzazione progressiva della nostra società ed utilizzare nuovi linguaggi.
- [ Le piace la poesia?] Molto, ma non indiscriminatamente. Baudelaire sommamente, poi Leopardi, Montale, Neruda, Dickinson, Auden... Credo che l'occhio del vero poeta accorci le distanze tra gli oggetti, crei ponti invisibili che poi dischiudono a tutti nuove prospettive.
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