Petr Pavel

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Petr Pavel nel 2012

Petr Pavel (1961 – vivente), politico ed ex militare e generale ceco, prima del 1993 cecoslovacco.

Citazioni di Petr Pavel[modifica]

Da «Le nostre incertezze ostacolano Kiev»

Intervista di Marilisa Palumbo, Corriere.it, 27 novembre 2023

  • [...] non abbiamo altra scelta che dare all’Ucraina tutto ciò di cui ha bisogno per avere successo nella sua missione di ripristinare la sovranità e il controllo dei suoi confini: qualsiasi cosa in meno sarà un nostro fallimento. E una vittoria russa ci si ritorcerebbe contro in futuro, perché rafforzerebbe la percezione da parte loro di poter raggiungere gli obiettivi con la forza e incoraggerebbe tutti i regimi nel mondo a contare sulla debolezza delle democrazie occidentali.
  • Grazie alla nostra esperienza sappiamo che l’unico linguaggio che la Russia capisce è quello della forza. Bisognerà anche, ovviamente, arrivare a una fase in cui sia possibile discutere con Mosca, ma ciò deve avvenire nell’ambito delle regole e delle leggi internazionali, non con le condizioni imposte da Putin
  • [I russi] stanno producendo molte più munizioni di grosso calibro, più carri armati, stanno reclutando più soldati. Sono in trattativa con diversi Paesi per le forniture: la Corea del Nord ha un potenziale di 1 milione di proiettili di artiglieria. Se perdiamo l’opportunità di mantenere il nostro sostegno all’Ucraina, il prossimo anno potrebbe essere ancora più favorevole a Mosca.
  • Sfortunatamente le nostre consegne di equipaggiamento militare non sono abbastanza da permettere all’Ucraina di continuare un’operazione ad alta intensità. Non abbiamo mantenuto le nostre promesse di fornire agli ucraini munizioni per l’artiglieria, l’addestramento per l’F 16 non procede alla velocità in cui dovrebbe. Dopo le consegne degli Storm Shadows dalla Gran Bretagna e di missili simili dalla Francia, l’Ucraina si aspettava di ricevere i tedeschi Taurus. Ma Berlino non ha ancora deciso se fornire o meno quei missili. Questo crea uno squilibrio nelle consegne e l’incertezza, da parte ucraina, non è una buona base per la pianificazione militare.
  • Ovunque c’è chi fa agli elettori promesse che non si possono mantenere, e li spaventa offrendo loro dei nemici. Anche in Cechia rivedremo crescere il populismo con le elezioni europee di giugno e le parlamentari nel 2025. Credo che per sconfiggerlo si debba essere onesti, offrire soluzioni basate su fatti, analisi, verità. Vuol dire anche evitare l’eccesso di politicamente corretto e provare ad ascoltarsi gli uni con gli altri.
  • Be’, se la Russia dichiara i Paesi europei suoi nemici, allora dobbiamo essere cauti quando si tratta di russi all’interno delle nostre società, considerato che molti di loro lavorano per l’intelligence. La Repubblica Ceca ha più di 15.000 aziende di proprietà di cittadini russi e poi ci sono molte proprietà che vengono usate a fini commerciali mentre dovrebbero essere usate solo per scopi diplomatici. Considerando ciò che la Russia sta facendo in questo momento in Ucraina, sarebbe molto irresponsabile se lasciassimo uno spazio aperto all’intelligence e alla propaganda russa per utilizzare liberamente tutti i loro canali.
  • [Sul conflitto Gaza-Israele del 2023] Dire che nessun problema deve essere risolto principalmente con mezzi militari significa iniziare con la condanna di ciò che Hamas ha fatto il 7 ottobre in Israele. Quelle atrocità non possono essere giustificate da nulla, e comprendiamo che Israele debba difendersi da una simile violenza. Lo Stato ebraico sostiene di dover sconfiggere completamente Hamas, almeno la parte militare. La verità è che l’ideologia non può essere sconfitta: in Siria e in Iraq abbiami sconfitto militarmente l’Isis, ma quella ideologia sopravvive e si è spostata in Africa. E come lo Stato Islamico in Siria e i talebani in Afghanistan, Hamas usa i civili come scudo, li tiene in ostaggio, non protegge la sua popolazione. Noi dobbiamo sostenere Israele, e allo stesso tempo appoggiare le misure per proteggere la popolazione civile palestinese, fornire assistenza umanitaria e, una volta risolta la parte militare del conflitto, fare del nostro meglio per ripristinare una vita dignitosa a Gaza.

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