Ricciotti Lazzero

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Ricciotti Lazzero (1921 – 2002), giornalista, storiografo e partigiano italiano.

Le Brigate Nere[modifica]

Incipit[modifica]

"Snudate i vostri pugnali, affilateli e teneteli a portata di mano. Sono sacrosanti e benedetti: hanno la forma della croce, segno della lotta del bene contro il male, simbolo di vittoria. La loro lama è monito ai traditori ed incitamento ai dubbiosi. Manda dei vindici bagliori: i bagliori di un'alba nuova, di un'alba di luce e di giustizia...". Così scrive il 20 dicembre 1943, sul periodico fascista Diana repubblicana un reggiano di fuoco, Armando Wender, che diventerà prima il comandante della XXX Brigata Nera "Amos Maramotti" e poi il vice-capo della III B.N. Mobile "Attilio Pappalardo". Adesso non è ancora niente, soltanto uno dei componenti le squadre d'azione sorte spontaneamente un po' dappertutto nell'Italia centro-settentrionale dopo l'annuncio dell'armistizio con gli anglo-americani. È niente, ma dice cose ancora più feroci: "Per ognuno dei nostri che verrà colpito, dovranno pagare dieci, cento, mille altri. Tutto il sangue imbastardito dei prezzolati sicari, dei cinici assassini, degli abbietti e spregevoli mandanti, che continuano a lottare ed agire nelle tenebre, non basta a ripagare una sola goccia del purissimo, adamantino sangue dei nostri martiri... Li schiacceremo come si schiacciano i vermi..."

Citazioni[modifica]

  • Padre Eusebio[1] è un frate che farà parlare di sé. Ha una spiccata predilezione per Mussolini e il Führer, la dittatura non gli dà alcun fastidio e l'Ordine Nuovo che dovrà nascere dopo il genocidio di milioni di derelitti e la distruzione di città e villaggi in ogni angolo d'Europa lo affascina. In questo ambiente si trova proprio a suo agio. (cap. XI, p. 198)
  • Alla vigilia di Natale del 1943 [padre Eusebio] visita i prigionieri del campo della Boccà (Cannes). Riunisce i prigionieri e parla. "Mi fate schifo – dice senza mezzi termini –, e mi fa schifo vedervi rinchiusi qui, quando il vostro posto sarebbe con la repubblica di Mussolini[2], sul fronte di Cassino". Uno dei prigionieri, Pietro Nicolano, gli ribatte: "Lasciamo andare, padre, andiamo alla Messa, in modo che Dio ci aiuti e faccia terminare questo immane flagello". "Vergognati – risponde padre Eusebio – vergognati a parlare così. Io ti sparo. Voi desiderate la vittoria degli alleati quando questi nella Bassa Italia vi fottono le vostre mogli e le vostre sorelle!" (cap. XI, p. 199)
  • Salvo rare eccezioni, [i tedeschi] conservano verso il militare italiano un profondo disprezzo e lo considerano privo di preparazione morale e tecnica. Se diffidano persino delle SS Italiane – che pure sono un reparto a tutti gli effetti nazista ed addestrato da ufficiali tedeschi – a maggior ragione non considerano unità combattenti le Brigate Nere, le quali, nel loro giudizio intimo, non sono che delle bande. (cap. XIII, p. 227)

Bibliografia[modifica]

  • Ricciotti Lazzero, Le Brigate Nere, Rizzoli Editore, Milano, 1983.

Note[modifica]

  1. Sigfrido Eusebio Zappaterreni (1913 – 1985), frate minore, cappellano militare delle Brigate Nere.
  2. La Repubblica Sociale Italiana.

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