Romanino
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Girolamo Romani, detto il Romanino (1484 circa – 1566 circa), pittore italiano.
Citazioni sul Romanino
[modifica]- Di questo artista vigoroso, originale e non di raro anche grandioso, sebbene qua e là trascurato, non si trova fuori della città e provincia di Brescia se non un esiguo numero di quadri. Ma tanto più ne son provviste le chiese della sua città natale e quelle di tutta la provincia di Brescia. Nelle gallerie estere, eccettuata la National Gallery, non si trova quasi nulla. Né il Museo del Prado a Madrid, né il Louvre a Parigi, ne la Galleria del Belvedere a Vienna, né le Pinacoteche di Monaco e Dresda hanno quadri del Romanino. Eppure pochi pittori gli si avvicinano per lo splendore e la magnificenza del colore, la vivacità spiritosa dei concetti e pel sapore individuale. (Giovanni Morelli)
- Girolamo Romanino fu una natura schietta, affatto semplice, spoglia d'ogni affettazione; il linguaggio dell'arte sua quindi risponde del tutto al dialetto dei suoi concittadini. I pochi ritratti ch'egli ci ha lasciati sono di tale fedeltà alla natura e con tanta ingenuità concepiti e presentati, da mostrare da sé che il, pittore non li avesse adulati, ma ch'essi nella loro realtà fossero stati tali e non altri quali il pittore li ha rappresentati. Questi ritratti del Romanino sono, a mio giudizio, ancora più semplici nel concetto di quelli del Tintoretto e di Tiziano; e i migliori tra essi, [...] vengono subito dopo i più bei ritratti d'un Tiziano e d'un Velazquez. (Giovanni Morelli)
- Il colore del Romanino si stempera e dilaga nelle forme allargate delle figure; mentre la pasta del colore s'intenerisce, le forme aggrandiscono, e si svuotan di forza. Anche nell'Assunta della chiesa di Sant'Alessandro in Colonna, a Bergamo, ove ancora non sono gonfie le immagini, appare il tormento del pittore intento a cumular nugoli sopra nugoli, monti sopra monti, a torcer drappi, ad acuire gli atteggiamenti degli Apostoli sorpresi. Tranne uno che guarda in alto alla celeste bambola[1], essi gesticolano, e discorrono, scossi come da terremoto. Tutta la preparazione del Maestro, solenne nella vermiglia pala d'altare a Padova, si dissolve, si va disperdendo. (Adolfo Venturi)
- Si sfoga poi negli affreschi del Duomo di Cremona, cercando di renderci la Passione di Cristo. Nel rappresentarlo davanti a Caifa, pensa ai costumi variopinti dei lanzi coi cappelloni piumati, coi saioni a scacchi, più che alla divina tragedia. Ricorre anche al Dürer per comporre la scena, senza intenderne l'alto pensamento; e fa una rappresentazione greve, pesante, in un colore rosso, torrido. (Adolfo Venturi)
Note
[modifica]- ↑ Verso Maria, rappresentata nella parte superiore del dipinto l'Assunzione della Vergine.
Altri progetti
[modifica]Opere
[modifica]- Ritratto di giovane (1516-1517 circa)
- Storie di sant'Obizio (1526-1527)
- Presentazione di Gesù al Tempio (1529)
- Stendardo del Santissimo Sacramento (1535-1540)
- Pala di San Domenico (1545-1548)