Salvatore De Renzi
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Salvatore De Renzi (1800 – 1872), medico, storico e storico della medicina, fondamentale studioso della Scuola Medica Salernitana.
Citazioni di Salvatore De Renzi
[modifica]- [Su Costanza Calenda] Figlia di Salvatore fu Costanza, che la tradizione dice essere stata dal Padre diligentemente istruita nella Medicina, e che dietro pruove di sapere, secondo Mazza, ottenne ancora la laurea dottorale. La sua dottrina, la sua bellezza, e la paterna influenza, la resero importante in maniera, che contrasse nobile parentado, e sposò uno dei più distinti Signori di Salerno.[1]
- Mattioli d'altra parte crede possibile che i soldati francesi entrati in Italia non avessero avuto ripugnanza di mischiarsi con donne lebbrose, dalle quali vennero insozzati in modo, che ne venne prodotta la novella forma di male contagioso.[2]
Il secolo decimoterzo e Giovanni da Procida: Libri dodici. Studii storico morali
[modifica]- [L'influsso di Macalda Scaletta sulle qualità di Alaimo Leontino, agli occhi di Pietro d'Aragona, nel 1279, preludio al Vespro Siciliano] Aggiungeva forse alle sue risoluzioni l'audacia, la vanità, la dissolutezza di sua moglie Macalda o Matilde, vedova già del conte Guglielmo d'Amico, e celebre per maschili opere, per impudiche passioni, per isfrenata superbia, e per abitudini di avventuriera. (p. 282)
- [Anno 1282, durante il vespro: Macalda regge la capitaneria di Catania in luogo di Alaimo (andato a Messina per resistere all'assedio di Carlo I d'Angiò) e si rende colpevole di un efferato tradimento nei confronti dei francesi, dalla cui parte ella stava un tempo] Alaimo [...] aveva in Catania sua moglie Macalda Scaletta donna di forte e virile animo, come dicemmo, e temuta in Sicilia perché fiera, e famosa per libidini, e più ancora per ambizione e superbia più che maschile, e per vanità più che muliebre. La mostrò ribalda ed inumana il fatto di aver accolto in sua casa i Francesi, e poi disarmatili a tradimento, li diè in preda all'ira del popolo. Ed inoltre i fatti che successero mostrano chiaro ch'ella ambiva dominare e grandeggiare, in una nuova Corte, che la dovesse tenere come prodiga di troni. (p. 321)
- [Considerazioni di De Renzi sulle colpe di Alaimo nei confronti di Pietro d'Aragona, giudicate più di umana debolezza nei confronti di Macalda che di vero e proprio tradimento] Che la pazza Macalda imprudentissima fosse, e probabilmente ancora per ambizione per ira o per vendetta fosse entrata in qualche ostile concerto, e vi avesse trascinato qualcuno de' suoi, è possibile e forse vero, perché ora più che mai volle ostentare il suo disprezzo, fin ricusando di far tenere al battesimo un suo nato da Costanza da Giacomo e da Federigo; cavalcando presso il principe, con uno stuolo numeroso di scherani insolenti, per mostrare ch'ella sola regnasse, e Giacomo per lei; sdegnando di dare il nome di regina a Costanza; e tenendo lontano, come dice Neocastro, da' consigli di corte il vecchio marito, onde non s'inimicasse personalmente i Francesi. Ma che Alaimo sol debole per la moglie fosse e non traditore, e che non potesse quella sua vigorosa anima discendere alla viltà, è probabile, perché vaghe le accuse, e gli storici desiderosi di scusarlo. Giova dubitare: né è permesso esser corrivo a macchiare una grande fama senza specchiate prove. (pp. 375-6)
Note
[modifica]Bibliografia
[modifica]- Salvatore De Renzi, Il secolo decimoterzo e Giovanni da Procida: Libri dodici. Studii storico morali, Stamperia del Vaglio, Napoli, 1860.
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