Saverio Fausto De Dominicis

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Saverio Fausto De Dominicis (1845 – 1930), pedagogista italiano.

Ferrante Aporti nella coscienza dell'Italia contemporanea[modifica]

  • L'Aporti fu la coscienza più alta e comprensiva dell'istruzione popolare come bisogno della nazione a' suoi tempi. In fondo codesto prete riverberò l'anima di Mazzini e di Garibaldi: quegli fu il genio dell'italianità; questi l'eroe: l'Aporti ne fu il pedagogista. Un prepotente passionato amore del popolo illuminava e trascinava il suo spirito. (p. 10)
  • Fröbel è tutt'altro che ateo: egli è un ebbro di Dio come Bruno e Spinoza. Fröbel è tutt'altro che extraconfessionale o sopragerarchico: egli è un protestante che ritiene qualsiasi educazione o scienza impossibile fuori di Cristo e della fede cristiana. Fröbel è tutt'altro che un umanitarista nel senso del secolo XVIII, di Mazzini o di Vittor Hugo: per lui anzi l'umanità vera non si fa che nel tedesco, di che trova prova perfino nella parola Deutsch che, con singolare gusto filologico, fa derivare da deuten, perché il tedesco è l'organo dell'umanità, la sua manifestazione, la sua coscienza. (p. 28)
  • Fröbel, l'amico e discepolo di Pestalozzi, il soldato dell'indipendenza del suo paese, l'infaticato propagandistica delle proprie idee, tenne bensì l'educazione quale forza sovrana, ma non fu l'eroe dell'educazione delle moltitudini per mezzo della carità. Significa che mentre all'Aporti l'impulso e l'ispirazione venivano dal fondo dell'animo e dalla personalità morale, Federico Fröbel era tutto nel pensiero, nello studio lungo, nelle discussioni varie e complesse. Significa che Fröbel è un teorico, e là dove applica, è applicatore rigido e metodico di teorie. Significa che Fröbel non va giudicato nella storia dell'azione e della carità, ma in quella della filosofia e delle dottrine pedagogiche. (p. 29)

Galilei e Kant o l'esperienza e la critica nella filosofia moderna[modifica]

Incipit[modifica]

La scolastica è l'ultima forma della filosofia cristiana nel medio evo, e ci ammaestra col suo esempio quanto inconcludente e perniciosa riesca al sapere la divisione della ragione in naturale e sovrannaturale e le attribuzioni assegnate loro. Giacché, pur volendolo, ai filosofi e teologi della scuola non venne mai fatto stabilire a buoni patti e duraturi il connubio della filosofia colla teologia; quantunque abbondasse loro l'ingegno e la cognizione delle materie da accordare. Nullameno il domma, come sempre, si mostrò insociabile; la ragione riluttante a limiti estrinseci e non giustificati; e la pace non venne, ma vennero bensì nuove lotte. Perché la teologia e la filosofia, pur credendo ciascuna rappresentare il vero, né i confini loro essendo definibili o definiti ragionevoli, avveniva, che quando alcun si mostrava a parlare liberamente e a nome della ragione, altri si levava a nome del domma a chiudergli la bocca.

Citazioni[modifica]

  • [...] Galilei non è un fisico soltanto; Galilei è soprattutto un filosofo. Dopo i deliramenti delle filosofie aprioristiche della Natura, dopo il progresso delle scienze sperimentali e la trasformazione loro da descrittive in genetiche, chi potrà accontentarsi a vedere in Galilei un fisico, e nelle dottrine sperimentali fatti senza relazione alla spiegazione generale della vita? (cap. I, p. 16)
  • Mentre lo Sperimentalismo s'ingrandisce nei tempi moderni, le filosofie della Natura dell'Empirismo e dell'Idealismo presentano il singolare spettacolo di non poter mai riuscire a nulla di solido e duraturo nei risultati loro. E siffatto spettacolo comincia, come dicemmo, ai tempi stessi del Galileo. Perché la filosofia di Bacone ricca di promesse è povera poverissima di scoperte, splendida di forme è rachitica nella struttura, ha vita apparente non reale e rigogliosa. E l'Empirismo nella filosofia della Natura non è più fortunato con Bacone che con gli Enciclopedisti; a quell'istesso modo che l'Idealismo del Descartes non fa prova migliore nei concepimenti di Schelling ed Hegel. (cap. V, pp. 89-90)
  • Galilei e Kant entrambi trasformano vecchi mondi colla creazione di elementi nuovi: per Galilei il nuovo è il metodo di ricerca nella Natura, con cui s'inaugura lo sperimentalismo moderno: per Kant è il metodo critico, che formola il nuovo concetto dello spirito, raggiunge la produttività del conoscere: e fa sì che l'analisi del sapere, non più aggirantesi nell'esterno, tocchi l'intimo processo della cognizione. (cap. VI, p. 129)

Bibliografia[modifica]

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