Simona Argentieri

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Simona Argentieri nel 2020

Simona Argentieri, all'anagrafe Simonetta Bondi (1940 – vivente), psicoanalista e saggista e italiana.

Futuro antico

Intervista di Marco Bassan, artribune.com, 2 novembre 2022.

  • [Quali sono i tuoi riferimenti ispirazionali nell'arte?] Tutto. Non ho punti di riferimento fissi e tanto meno lineari. Direi che sono "onnivora" fin dai miei giovani anni. Mi è sempre piaciuto leggere, ascoltare, vedere di tutto ‒ bello e meno bello ‒ in modo libero e capriccioso ben prima di organizzare una identità, delle opinioni o delle ispirazioni. Il cinema di ogni tempo e paese, poi, mi accompagna da sempre ed è ben più di una 'distrazione'. Semmai qualche riferimento più saldo e amato è emerso a ritroso. Quando ad esempio, nel corso di uno studio sulla molteplicità di significati dell'autoritratto, ho avuto bisogno di rivisitare la storia della pittura; oppure quando è stato Mondrian ad aiutarmi a capire il senso dell'"astratto" nell'arte figurativa e nella mente. È stato invece felicemente casuale un quadro nella casa di campagna dei nonni, di un anonimo di fine '700 (forse non tanto pregevole, ma a me molto caro), che raffigura una Sacra Famiglia dove è San Giuseppe a occuparsi del bambino, mentre la Madonna è seduta in un angolo a leggere, che mi ha dato lo spunto per il libro Il padre materno.
  • [Qual è il progetto che ti rappresenta di più? Puoi raccontarci la sua genesi?] Forse è l'indagine su ciò che accade nella mente di chi parla, pensa, sogna in più lingue. Ho cominciato a interessarmene molti anni fa nella dimensione clinica, insieme a due amici e colleghi ‒ Jacqueline Mehler Amati e Jorge Canestri ‒ a proposito della peculiarità di condurre terapie psicoanalitiche nelle quali o l'analista o l'analizzato non parlava nella sua lingua madre. È stato affascinante comprendere, ad esempio, come talora ripercorrere i propri vissuti in una lingua 'nuova' consentisse di eludere nodi infantili di sofferenza nevrotica; al tempo stesso una difesa e una risorsa. Da questa esperienza sono poi derivati studi, ricerche, seminari e libri (La Babele dell’inconscio – lingua madre e lingue straniere nella dimensione psicoanalitica) sulle vicende storiche dell'emigrazione degli psicoanalisti in terre straniere; sul significato profondo per grandi letterati – come Nabokov, Canetti, Cronin, Beckett e tanti altri ‒ dell'aver scritto in idiomi diversi da quelli dell'infanzia. E ancora ci è stato possibile confrontarci con le acquisizioni della psicolinguistica, circa le capacità precocissime di bambini appena nati di riconoscere il suono della lingua materna ben prima dell'apprendimento linguistico.
  • [Quanto è importante il passato per immaginare e costruire il futuro? Credi che il futuro possa avere un cuore antico?] Direi che l'indagine del passato, particolarmente del passato remoto individuale, è il mio mestiere. È diventato quasi un luogo comune psicoanalitico cercare la spiegazione della personalità adulta, normale o patologica, nelle vicissitudini infantili. Non mi trovo a mio agio invece nel far previsioni. Sono piuttosto propensa a fare profezie a ritroso, a capire per quali antichi percorsi si costruisca la nostra personalità: la deformazione inconscia del ricordo, le cosiddette memorie di copertura, la coazione a ripetere. Senza dimenticare che il passato non è la premessa di un destino già segnato; ma il punto di partenza per uno sviluppo e un futuro potenziale che è nelle nostre mani; che poi è anche il senso della cura.
  • [In un'epoca definita della post verità, ha ancora importanza e forza il concetto di sacro?] Il tema della cosiddetta post verità mi ha impegnata molto, perché si inserisce nel mio più ampio interesse per il 'falso'. Non tanto nelle forme clamorose della menzogna intenzionale, quanto nella dimensione intrapsichica, per cui si mente anche a se stessi. Alludo alle strutture psicologiche difensive che si organizzano con quote inautentiche della personalità ('come se', 'falso sé', processi imitativi, ambiguità). Il sacro, come verità rivelata o come valore assoluto trascendente, invece non mi appartiene. Altra cosa può essere invece se per sacro si allude alla spiritualità, al pensiero simbolico, all'ideale e magari all'utopia.

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