Simona Lo Iacono

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Simona Lo Iacono (1970 – vivente), scrittrice italiana.

«La piccola, grande lezione del raccontare»

Intervista di Francesco Bellia, socialup.it, 25 luglio 2018.

  • Il corpo è un tema fondamentale della mia narrativa perché esso parla della nostra fragilità. Io narro spesso di corpi sbeccati, imperfetti, afflitti da una menomazione. Ma anche quando il corpo è perfetto, è pur sempre quello di una creatura umana e quindi precaria, che non si dà la vita da sé, ma a cui la vita viene data. Ricordarci della nostra condizione minorata, ci aiuta a essere umili e ad affondare in una grande verità. Noi siamo puro bisogno, e in questo bisogno dobbiamo riconoscere che abbiamo la necessità di alzare lo sguardo verso il cielo, di riconoscere Chi quel bisogno può soddisfare. Inoltre è proprio da questa fragilità che l’uomo è fortemente stimolato a trarre da sé le migliori capacità. 
  • Le leggende e le profezie sono un elemento indissolubile dell'immaginazione. E poi, è la parola stessa ad essere profetica, a far avverare le cose. Per questo motivo nei miei romanzi c'è sempre un elemento legato al vaticinio, alla capacità di leggere il futuro e la buona o la mala sorte. Così come c'è attenzione ai vecchi rimedi, alle antiche ricette, ai piatti della cucina, ai sapori e agli odori. Ma è la parola che fa il miracolo di fare avverare la realtà, e di immettere le cose nella nostra fantasia. È la parola che evoca, e quindi emoziona. È la parola che predice, e quindi invita l'esistenza a trasformarsi.
  • La memoria è la nostra identità, non possiamo trascurarla, sarebbe come vivere senza radici. E senza radici non si può neanche spiccare il volo. Inoltre la storia di chi ci ha preceduto aiuta lo scrittore a indagare le dinamiche attuali, a mettere una distanza tra cose trascorse e cose contemporanee. Questa distanza offre lucidità, sguardo, capacità critica, e consente di parlare del presente soprattutto quando parliamo del passato. Non a caso io sono un'appassionata sostenitrice del "romanzo storico metaforico" di cui parlava Vincenzo Consolo. Ossia la storia come metafora dell’oggi, la memoria come pretesto per l’attualità.

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