Utente:George Kaplan 21/prova: differenze tra le versioni

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*È infelice, ma è l'infelicità relativamente lucida e agevole di chi è almeno abbastanza sicuro del motivo per cui è infelice, e sa che cosa maledirebbe da qui all'eternità. (p.71)
*È infelice, ma è l'infelicità relativamente lucida e agevole di chi è almeno abbastanza sicuro del motivo per cui è infelice, e sa che cosa maledirebbe da qui all'eternità. (p.71)

*Il problema dei giovani, a partire da un certo momento degli anni Sessanta, è che tendono a vivere troppo intensamente all'interno del proprio momento sociale, e quindi a vedere tutta l'esistenza dopo i trent'anni o giù di lì come una fase in un certo senso postcoitale. (p.73)

*E imparano, come Ambrose, stesso disse di aver imparata dalla sua dura esperienza artistica e accademica, che la vita, invece di essere un film vietato ai minori di diciotto anni, o anche solo ai minori di quattordici, in realtà il più delle volte non arriva nemmeno a essere distribuita nelle sale. Tende a essere troppo lenta. (pp.73-74)


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Versione delle 20:48, 20 set 2019

  • Anche perché sembrava pure avida ed egoista, e troppo poco ingenua per farsi perdonare ciò che sembrava. (p.26)
  • Uno di quei tipi dolorosamente brillanti la cui evidente cecità rispetto alla propria brillantezza rende soltanto più doloroso l'acuto bagliore della luce che emana. (p.28)
  • Cominciarono soltanto a frequentarsi, in quel territorio crepuscolare che sta fra l'essere solo amici e quello che, qualunque cosa sia, non è amicizia. (p.32)
  • Le critiche sono reazioni. E quindi fanno solo bene. Se per una campagna pubblicitaria J.D. crea una strategia che nessuno critica, allora J.D. capisce subito che la sua idea è una stronzata, un matrimonio malriuscito fra il jingle e l'immagine, un matrimonio che non darà frutti, che resta lì inerte, senza nessun copulatorio ingranare di marce, senza nessun nuovo movimento all'interno dei movimenti del mercato. Delle critiche hai bisogno. Nutriente. Significano attenzione. Fanno lavorare l'immaginazione. Fanno vendere. Danno sfogo al desiderio, e fanno vendere. (pp.35-36)
  • È questo che fanno i pubblicitari. Scommettono la propria vita sulle critiche, sull'attenzione, sul desiderio, la paura, l'amore, il matrimonio fra i diritti di concessione e il mercato. Sulla persistenza dell'immagine nella memoria del pubblico. Sulla fedeltà alla marca. Sull'empatia col cliente. Sulle vendite. Sulla vita. (p.36)
  • L'elemento di tragicità contemporanea, in Sternberg, è che ha un fatele difetto fisico. Ha un occhio completamente rivoltato verso l'interno della faccia. [...] Di quello che veda l'occhio rivolto all'indietro non parla. (pp.53-54)
  • È infelice, ma è l'infelicità relativamente lucida e agevole di chi è almeno abbastanza sicuro del motivo per cui è infelice, e sa che cosa maledirebbe da qui all'eternità. (p.71)
  • Il problema dei giovani, a partire da un certo momento degli anni Sessanta, è che tendono a vivere troppo intensamente all'interno del proprio momento sociale, e quindi a vedere tutta l'esistenza dopo i trent'anni o giù di lì come una fase in un certo senso postcoitale. (p.73)
  • E imparano, come Ambrose, stesso disse di aver imparata dalla sua dura esperienza artistica e accademica, che la vita, invece di essere un film vietato ai minori di diciotto anni, o anche solo ai minori di quattordici, in realtà il più delle volte non arriva nemmeno a essere distribuita nelle sale. Tende a essere troppo lenta. (pp.73-74)