Vittorio Alfieri: differenze tra le versioni

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Versione delle 23:18, 28 ago 2007

Vittorio Alfieri

Niccolò Vittorio Alfieri (1749 – 1803), scrittore italiano.

  • Al giovenile | bollor tutto par lieve. (da La congiura de' Pazzi)
  • Allora imparai, che bisognava sempre parere di dare spontaneamente quello che non si potea impedire d'esserti tolto. (da Vita di Vittorio Alfieri da Asti scritta da esso)
  • Bisogna veramente che l'uomo muoia, perché altri possa appurare, ed ei stesso, il di lui giusto valore. (da Vita di Vittorio Alfieri da Asti scritta da esso)
  • Chi molto legge prima di comporre, ruba senza avvedersene e perde originalità, se ne avea. (da Vita di Vittorio Alfieri da Asti scritta da esso)
  • Dalla paura di tutti nasce nella tirannide la viltà dei più. (da Della tirannide)
  • E mi ricordo, tra l'altre, che nella Biblioteca Ambrosiana, datomi in mano dal bibliotecario non so più quale manoscritto autografo del Petrarca, da vero barbaro Allobrogo, lo buttai là, dicendo che non me n'importava nulla. (da Vita di Vittorio Alfieri da Asti scritta da esso)
  • Ed io sempre ho preferito tristo originale ad ottima copia. (da Vita di Vittorio Alfieri da Asti scritta da esso)
  • Far tacere un vecchio è cosa difficile. Far poi tacere un vecchio autore è cosa impossibile. (dalla prefazione alle Chiacchiere)
  • Io dico e credo... che il libro è e deve essere la quintessenza del suo scrittore e che se non è tale, egli sarà cattivo, debole, volgare, di poca vita e di effetto nessuno. (da Scritti politici e morali)
  • Leggere, come io l'intendo, vuol dire profondamente pensare. (da Del principe e delle lettere)
  • Nella città d'Asti in Piemonte, il dí 17[1] di gennaio dell'anno 1749, io nacqui di nobili, agiati ed onesti parenti. (da Vita di Vittorio Alfieri da Asti scritta da esso)
  • Non perdo mai occasione d'imparare a morire; il più gran timor ch'io abbia della morte è di temerla. (dai Giornali, 26 aprile 1777)
  • Onde io imparai sin da allora, che la vicendevole paura era quella che governava il mondo. (da Vita di Vittorio Alfieri da Asti scritta da esso)
  • Spesso è da forte | più che il morire, il vivere. (da Oreste, Atto IV, Scena II)
  • Schiavi or siamo, sì; ma schiavi almen frementi. (da Misogallo)
  • Tutti gli amori dell'uomo, ancorché diversi, hanno lo stesso motore. (da Vita di Vittorio Alfieri da Asti scritta da esso, Parte I)
  • Volli, e volli sempre, e fortissimamente volli. (da Risposta dell'autore alla lettera di Ranieri de' Calzabigi, 1783)[2]
  • Tirannide indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo. (da Della Tirannide, Libro 1, Cap. 2)
  • Ove son leggi
    tremar non dee chi leggi non infranse.
    (da Virginia, Atto II, Scena II).
  • Verace o finta, è da temersi sempre
    pietà di plebe.
    (da Antigone)

Incipit di alcune opere

Della tirannide

ALLA LIBERTÀ
Soglionsi per lo più i libri dedicare alle persone potenti, perché gli autori credono ritrarne chi lustro, chi protezione, chi mercede. Non sono, o DIVINA LIBERTÀ, spente affatto in tutti i moderni cuori le tue cocenti faville: molti ne'loro scritti vanno or qua or là tasteggiando alcuni dei tuoi più sacri e più infranti diritti. Ma quelle carte, ai di cui autori altro non manca che il pienamente e fortemente volere, portano spesso in fronte il nome o di un principe, o di alcun suo satellite; e ad ogni modo pur sempre, di un qualche tuo fierissimo naturale nemico. Quindi non è meraviglia, se tu disdegni finora di volgere benigno il tuo sguardo ai moderni popoli, e di favorire in quelle contaminate carte alcune poche verità avviluppate dal timore fra sensi oscuri ed ambigui, ed inorpellate dall'adulazione.

La virtù sconosciuta

DIALOGO
INTERLOCUTORI: FRANCESCO GORI, VITTORIO ALFIERI

VITTORIO
Qual voce, quale improvvisa e viva voce dal profondo sonno mi appella e mi trae? Ma, che veggio? al fosco e muto ardere della notturna mia lampada un raggiante infuocato chiarore si è aggiunto! Soavissimo odore per tutta la cameretta diffondesi... Son io, son io ben desto, o in dolce sogno rapito?

FRANCESCO
E che? non conosci la voce, l'aspetto non vedi del già dolce tuo amico del cuore, e dell'animo?

Vita di Vittorio Alfieri da Asti scritta da esso

Il parlare, e molto più lo scrivere di sé stesso, nasce senza alcun dubbio dal molto amor di sé stesso. Io dunque non voglio a questa mia Vita far precedere né deboli scuse, né false o illusorie ragioni, le quali non mi verrebbero a ogni modo punto credute da altri; e della mia futura veracità in questo mio scritto assai mal saggio darebbero. Io perciò ingenuamente confesso, che allo stendere la mia propria vita inducevami, misto forse ad alcune altre ragioni, ma vie più gagliardo d'ogni altra, l'amore di me medesimo: quel dono cioè, che la natura in maggiore o minor dose concede agli uomini tutti, ed in soverchia dose agli scrittori, principalissimamente poi ai poeti, od a quelli che tali si tengono.

Citazioni su Vittorio Alfieri

  • E tu nemica | La sorte avesti pur: ma ti rimbomba | Fama che cresce e un dì fia detta antica. (Giacomo Leopardi, dal sonetto Letta la vita dell'Alfieri scritta da esso)

Note

  1. In realtà, Vittorio Alfieri nasce il 16 gennaio; tuttavia nella sua biografia scrive 17 gennaio.
  2. Nel 1999, la Zecca dello Stato italiano, in occasione del 250° anniversario della nascita del poeta, ha emesso una moneta in argento 835/1000, del peso di gr 14,60, diametro mm. 31,40, con l'effige di Vittorio Alfieri ed al verso il celebre motto nella forma "volli sempre volli fortissimamente volli" (tiratura 51.800 pezzi).

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