Maria Giuseppa Guacci: differenze tra le versioni

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''Cortesemente, o mia canzon, saluta<br />Quante donne vedrai,<br />E di lor tua ragione e l'esser mio:<br />E s'odi che tuo vol poco alto sale,<br />Di', che t'impiuma l'ale<br />La sola carità del suol natio,<br />E che la [[patria]] con pietosi lai<br />Lor s'accomanda omai,<br />Perché il nemico del suo mal non rida,<br />E tutta sua speranza a lor confida''.
''Cortesemente, o mia canzon, saluta<br />Quante donne vedrai,<br />E di lor tua ragione e l'esser mio:<br />E s'odi che tuo vol poco alto sale,<br />Di', che t'impiuma l'ale<br />La sola carità del suol natio,<br />E che la [[patria]] con pietosi lai<br />Lor s'accomanda omai,<br />Perché il nemico del suo mal non rida,<br />E tutta sua speranza a lor confida''.


{{NDR|Maria Giuseppa Guacci, ''Rime'', Stamperia del Fibreno, Napoli 1832, citato in ''Giornale arcadico di scienze, lettere, ed arti'', Volume 52, Stamperia di Antonio Boulzaler, Roma 1831-32}}
{{NDR|Maria Giuseppa Guacci, ''Rime'', Stamperia del Fibreno, Napoli 1832; citato in ''Giornale arcadico di scienze, lettere, ed arti'', Volume 52, Stamperia di Antonio Boulzaler, Roma 1831-32}}


[[Categoria:Poeti italiani|Guacci, Maria Giuseppa]]
[[Categoria:Poeti italiani|Guacci, Maria Giuseppa]]

Versione delle 21:15, 24 dic 2011

Maria Giuseppa Guacci Nobile (1807 – 1848), poetessa italiana.

Rime

  • Zefìro spira, ed asserena il giorno | E fa più chiare fiammeggiar le stelle, | Apre le verdi frondi tenerelle | E desta mille fiori intorno intorno. | Eppur fia breve il suo dolce soggiorno | Del Tirreno alle sponde apriche e belle; | Ch'ei volerà fiorendo erbe novelle | Sin del vasto universo all' altro corno. (da ''Zefiro spira, ed asserena il giorno..., p. 317)

Canzone alle donne sebezie

Incipit

Oh compagne, oh sorelle,
Che di vostre bellezze innamorate
Questa del mondo più serena parte,
Poiché natura al nostro suol comparte
Tranquille aure odorate
Ed amoroso fiammeggiar di stelle,
Dritto ben è che d'opre chiare e belle
Suoni il fiorito nido,
Il qual ne accolse dal materno grembo
E i nostri anni nudri sì dolcemente;
E il ciel puro e lucente
Cui rado turba procelloso nembo,
E il quieto mare, e l'ospital suo lido
Che, per antico grido,
Già di sirene albergo il mondo chiama
Or si rallegri di novella fama
.

Citazioni

  • Nudi i monti e le valli | Del lauro onde si cinse Italia e Roma, | Per coronare allo straniero la chioma. (p. 319)
  • E voi, cortesi e venerande donne | D'ogni valor colonne, | Il materno sermon teneste a vile: | Sparso di gentilezza il bel tesoro, | E il poetico alloro | Venne inculto e negletto, e le camene | Sospirando lasciar l'onde tirrene. (p. 320)
  • Dunque il sereno viso | Levate al cielo, e gli amorosi labri | Ogni estinta virtù traggan di Lete; | E poiché aprire e governar potete | I cor più rozzi e scabri | Col volger de' begli occhi o col bel riso | E far di questa terra un paradiso. (p. 320-321)
  • Negli occhi vostri avanza ogni valore; | E così Dio largì del suo splendore | Alcuna parte in terra | Che allumi e guidi le terrene menti. (p. 321)

Explicit

Cortesemente, o mia canzon, saluta
Quante donne vedrai,
E di lor tua ragione e l'esser mio:
E s'odi che tuo vol poco alto sale,
Di', che t'impiuma l'ale
La sola carità del suol natio,
E che la patria con pietosi lai
Lor s'accomanda omai,
Perché il nemico del suo mal non rida,
E tutta sua speranza a lor confida
.

[Maria Giuseppa Guacci, Rime, Stamperia del Fibreno, Napoli 1832; citato in Giornale arcadico di scienze, lettere, ed arti, Volume 52, Stamperia di Antonio Boulzaler, Roma 1831-32]