Sperone Speroni

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Ritratto di Sperone Speroni (1544, Tiziano Vecellio, Museo Civico Luigi Baldin, Treviso)

Sperone Speroni (1500 – 1588), scrittore e filosofo italiano.

Attribuite[modifica]

  • Il Toscano è il fiore della lingua Italiana.[1]
  • Se Firenze fosse stata un centro effettivo d'Italia, come Parigi, la lingua fiorentina sarebbe rimasta lingua viva di tutti gli scrittori italiani, che ivi avrebbero avuto la loro naturale attrazione. Ma Firenze era allora per gli italiani un museo, da studiarsi nei suoi monumenti, voglio dire ne' suoi scrittori.[1]

Incipit di Dialogo delle lingue[modifica]

Interlocutori
BEMBO, LAZARO, CORTEGIANO, SCOLARE, LASCARI, PERETTO

Bem. Io odo dir, messer Lazaro, che la Signoria di Venezia v'ha condotto a legger greco e latino nello Studio di Padova: è vero questo?
Laz. Monsignor sì.
Bem. Che provisione è la vostra?
Laz. Trecento scudi d'oro.
Bem. Messer Lazaro, io me n'allegro con voi, con le buone lettere e con gli studiosi di quelle: con voi prima, peroché io non so uomo nessuno della vostra professione, che andasse presso a quel segno ove sete arrivato con le buone lettere poi, le quali da qui inanzi non mendicheranno la vita loro povere e nude, come sono ite per lo passato. M'allegro eziandio con lo Studio e gli studiosi di Padova, cui finalmente è tocco in sorte tale maestro quale lungo tempo hanno cercato e disiderato. Ma io v'aviso che egli vi bisognerà sodisfar non tanto all'immenso disiderio che hanno gli uomini d'imparare, quanto ad una infinita speranza che s'ha di voi e della vostra dottrina. Il che fare nuova cosa non vi sarà, così sete usato d'affaticarvi e con le vostre lodevoli fatiche operar gloria in voi e in altrui vertù.

Note[modifica]

  1. a b Citato in Francesco De Sanctis, Storia della letteratura italiana, vol. II, p. 152.

Bibliografia[modifica]

  • Sperone Speroni, Dialogo delle lingue, in "Trattatisti del cinquecento", vol. I, Milano, R. Ricciardi, 1978.

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