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Marcello Fois

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Marcello Fois

Marcello Fois (1960 – vivente), scrittore, commediografo e sceneggiatore italiano.

Citazioni di Marcello Fois

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  • Gli amori durano esattamente un momento perfetto, il resto è solo rievocazione, ma quel momento può essere sufficiente a dare un senso a più di una vita.[1]
  • [...] la Sardegna da quando domineddio l'ha scagliata al centro del mare è stata sempre granaio, miniera e serbatoio di carne da combattimento, di botoli feroci, per l'Italia da farsi.[2]

In Sardegna non c'è il mare

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  • Il barbaricino ha una conoscenza comparativa, a casa sua anela a modelli esterni e li confronta costantemente con i suoi modelli autoctoni, in genere dichiarandosi dentro di sé perdente. Opportunità, civilizzazione in genere, qualità della vita, per limitarsi ai macrosistemi, alle falde del Gennargentu sembrano sirene irraggiungibili di maestosa bellezza. Ecco, la situazione si rovescia, nel particolare, quando un barbaricino varca il mare. Per esempio: il pane, in Continente, fa schifo; il nostro latte è meglio; l'aria da noi è un'altra cosa. Insomma, fuori dal proprio territorio la comparazione si rovescia e da perdenti si diventa vincenti. (p. 6)
  • Una cultura forte è una cultura in cammino. Possiamo pure decidere di mettere in gabbia una lingua, ma lei tenterà comunque di scappare. E allora sarebbe auspicabile un'idea della Sardegna che non partisse da una scala di valori determinata dalla quantità di sardità che essa esprime, anche perché quell'idea di sardità è assolutamente relativa, ma dalla pari dignità. (p. 48)

"Se non accettiamo le nostre differenze di popolo perché gli altri dovrebbero accettarci come popolo differente? (p. 49)

  • Quando scade il dibattito, quando latita la politica, quando agli onesti viene messo un bavaglio, allora parlano i delinquenti. Quando alle soluzioni si sostituiscono gli spot, parlano le bombe. (p. 68)
  • Quando di identità si inizia a parlare, allora vuol dire che è morta. (p. 117)

Incipit di alcune opere

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Piccole storie nere

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Il questore badava a dire che bisognava capire la situazione, sì, insomma, che le cose stavano come stavano.
– Lo sa anche lei, commissario, – diceva, – lo sa anche lei...
Giacomo Curreli lo ascoltava con un piglio concentratissimo. Il questore proseguiva: – Io da parte mia la ritengo una persona validissima, beninteso, ma...
Ma? E silenzio, circa trentadue secondi di perfetto silenzio che il questore impiegò per pulire le spesse lenti da vista con una pezzetta di daino.
– Ma, – riprese inforcando gli occhiali, – certe condizioni che rendono il suo trasferimento improcrastinabile non si possono tacere, proprio no, non si può far finta di niente.
Curreli fece spallucce e si grattò la testa: – Allora?

Stirpe

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Luigi Ippolito si è messo disteso sul letto disfatto. È vestito di tutto punto, i bottoni della tonaca brillanti, le scarpe lucidate a specchio.[3]

Tamburini

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Mi pare di averla già raccontata della volta che i sardi gli regalarono un "nano" a Carlo Alberto Principe ereditario di Savoia. Un "nano" con tanto di carretto e cavallino, come una specie di giostrina vivente per i bambini principeschi e savoietti del Valentino...
Ed è inutile che ripeta, quale sberleffo si fecero quei sardi... Lo sappiamo tutti come è stato... Ma se avrete la pazienza di ascoltarmi forse mi aiuterete a capire com'è che si comincia regalando un "nano" e si finisce regalando se stessi...
Sì perché quel "nano", che nano non era veramente, ma solo un uomo piccolo di statura avrebbe fatto dei figli e i figli altri figli...
E anche Carlo Alberto, se è per quello, avrebbe fatto figli e i figli gli avrebbero fatto nipoti, che, a parte la fortuna di dove si nasce, non è che ci siano poi tutte queste differenze.

Note

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  1. Da Stirpe, Einaudi, Torino, 2009, p. 10. ISBN 978-88-06-15773-9
  2. Da Tamburini, Il Maestrale, Nuoro, 2004. ISBN 9788886109772
  3. Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, Incipit, Skira, 2018. ISBN 9788857238937

Bibliografia

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Altri progetti

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