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Jun'ichirō Tanizaki

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Jun'ichirō Tanizaki, 1913

Junichiro Tanizaki (谷崎 潤一郎 Tanizaki Jun'ichirō, 1886 – 1965), scrittore giapponese.

Citazioni di Jun'ichirō Tanizaki

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  • Per prima cosa i nostri antichi ricavarono, nello spazio illuminato dalla luce solare, una chiusa nicchia d'ombra; posero poi, proprio al centro dell'ombra, l'essere più chiaro che conoscevamo: la donna. Perché biasimarli? La chiarezza della pelle era, per loro, il sigillo della beltà femminile. Solo l'ombra poteva proteggerla e darle risalto.[1]
  • Poi, quando sarò morto, non potrà non pensare: Quello stupido vecchio dorme sotto questi piedi bellissimi. Sto ancora calpestando le ossa di quel povero vecchio sotto terra.[2]
  • V'è, forse, in noi Orientali, un'inclinazione ad accettare i limiti, e le circostanze, della vita. Ci rassegniamo all'ombra, così com'è, e senza repulsione. La luce è fievole? Lasciamo che le tenebre ci inghiottano, e scopriamo loro una beltà. Al contrario, l'Occidentale crede nel progresso, e vuole mutare di stato. È passato dalla candela al petrolio, dal petrolio al gas, dal gas all'elettricità, inseguendo una chiarità che snidasse sin l'ultima parcella d'ombra.[3]

Sulla maestria

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Diversi anni fa, quando Yasuda Yukihiko e colei che al tempo era sua moglie, O-Yō, sorella maggiore di Kichiemon, soggiornavano nelle vicinanze del monte Tenjin, mi capitava ogni tanto di far loro visita poiché anch'io d'estate andavo a cercare frescura lungo la costa di Hayakawa.

Citazioni

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  • Un temperamento tenace, privo di indugi, sarà forse frequente fra gli occidentali, mentre gli orientali, invecchiando, comprendono le leggi del destino e infine approdano alla serenità. Accettano la realtà, sanno che è vano agitarsi e disperarsi, e rinunciano a controllare il corpo, avviato al declino. (p. 25)
  • I film americani sono piacevoli e hanno una certa leggerezza, risultano quindi più coinvolgenti durante la visione, ma li dimentichi non appena metti piede fuori dalla sala. (p. 35)
  • [Charlie Chaplin] Brillante come pochi. Ogni suo film suscita interesse. I suoi lavori sono tutti concepiti in maniera tale da non risultare mai noiosi. Non è certo difficile immaginarsi quali sforzi gli occorrano per elaborare un'idea e portarla a compimento. Nutro un profondo rispetto per il suo impegno, e tuttavia la mia impressione è che Chaplin sia un attento calcolatore: un individuo freddo e razionale, nella cui arte non si avverte né calore né tenerezza. Ammiro la sua intelligenza, la capacità di non lasciare nulla al caso, ma allo stesso tempo mi sembra una persona di cui non ci si può fidare. (pp. 41-42)
  • È un dato di fatto che noi giapponesi indulgiamo alla commozione. Amiamo l'arte quando ci consente di lasciarci andare. (p. 45)
  • Per noi [giapponesi], sin dai tempi più antichi, il fine ultimo della scrittura è sempre stato quello di far dimenticare le difficoltà del mondo. (p. 57)
  • Da qualche tempo ho iniziato a pensare che il compito dell'artista debba consistere non già nel produrre un effetto mai visto o nell'esprimere la propria individualità, quanto piuttosto nel ridurre al minimo la distanza tra sé e gli antichi: è sufficiente che il Sé affiori con delicatezza, oppure che non si manifesti affatto e si fonda completamente con l'opera straordinaria di chi è venuto prima di noi. (p. 59)
  • Al di là del piacere di chi ne sarà il fruitore, dall'angolo visuale di chi crea è un'emozione infinita soffermarsi su un punto preciso per affinarlo sempre di più. (p. 60)

Incipit di alcune opere

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Gli insetti preferiscono le ortiche

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Per tutta la mattina Misako aveva tentato di sapere dal marito se intendeva uscire, ma egli come al solito s'era mostrato indeciso, e le aveva così impedito di regolarsi.[4]

L'amore di uno sciocco

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Con semplicità, e nel modo più sincero possibile tenterò ora di parlarvi dei miei rapporti coniugali, perché credo che non sia possibile trovare facilmente un caso simile al mio.[5]

La chiave

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Capodanno — Quest'anno mi voglio accingere a scrivere liberamente su un tema che in passato esitavo persino a menzionare in questo diario. Ho sempre evitato di accennare ai miei rapporti sessuali con Ikuko, nel timore che lei di nascosto potesse leggere il mio quaderno e offendersene.[6]

La gatta, Shozo e le due donne

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«Cara Fukuko, la prego di perdonarmi se sulla busta ho scritto Yuki ma, come vede, non sono Yuki».[7]

Citazioni su Jun'ichirō Tanizaki

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  • Il lettore italiano è in grado di apprezzare questo grande vegliardo, che a settant'anni ha osato scrivere uno dei libri più scabrosi ma anche tra i più puliti del secolo: L'amante di Lady Chatterely è un'opera ingenua e torbida, paragonata a La chiave. (Giancarlo Vigorelli)
  • Se c'è scrittore che scatena tutti i sensi senza però mai inquinare i sentimenti, ed anzi ricomponendo alla fine gli uni con gli altri in un'unica integrità, questi è Tanizaki, e senz'altro La madre del generale Shigemoto è il suo libro che va più lontano in questo itinerario parallelo di tenebre e di luce, di onore e di grazia, di perdizione e di salvezza: benché queste siano, le ultime soprattutto, parole più nostre che sue. (Giancarlo Vigorelli)

Note

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  1. Da Libro d' Ombra, Milano, Bompiani, 2002.
  2. Da Diario di un vecchio pazzo.
  3. Da Libro d' Ombra, Milano, Bompiani, 2002.
  4. Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, Incipit, Skira, 2018. ISBN 9788857238937
  5. Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, Incipit, Skira, 2018. ISBN 9788857238937
  6. Traduzione di Sakoto Toguchi, citato in Fruttero & Lucentini, Íncipit, Mondadori, 1993.
  7. Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, Incipit, Skira, 2018. ISBN 9788857238937

Bibliografia

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Altri progetti

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