Andrea Bajani
Andrea Bajani (1975 – vivente), scrittore e giornalista italiano.
Citazioni di Andrea Bajani
[modifica]- Ci sono mamme che tengono i figli lontano dai guai. Li lasciano andare, li seguono con lo sguardo, soffiano via le nuvole dal loro cammino. Poi ci sono mamme che i figli li tengono a sé, che vorrebbero pensare anche i loro pensieri: li abbracciano come coperte sul fuoco, tolgono respiro alle fiamme. Gertrude Coppard è così. E far divampare l'incendio, per Paul, è l'unica condizione per smettere di esserle figlio. (dalla quarta di copertina di David H.Lawrence, Figli e amanti, BUR, 2008, ISBN 978-88-17-02080-0)
- Ho passato l'adolescenza lontano dai libri. Ogni sera mi arrampicavo sulle scalette del letto a castello e mi sistemavo tra le lenzuola. Poi spegnevo il lumino, mentre quello di mia sorella, affondata nei libri al piano di sotto, restava acceso fino a tardi. Poi è arrivato La ragazza di Bube. Ed è stata la prima volta, la sera, che la luce del piano di sotto si è spenta prima di quella di sopra. (dalla quarta di copertina di Carlo Cassola, La ragazza di Bube, BUR, 2006, ISBN 88-17-00966-0)
Morto un papa
[modifica]Quando mia sorella Pamela decise che era l'ora di togliere gli ormeggi e portare le sue tettine di donna al di là della porta di casa mio padre disse vai pure, qui non ti trattiene nessuno. Poi estrasse dall'armadio la cassetta degli attrezzi e di buona lena si mise a sbarrare l'ingresso con vecchie assi di legno, martellate sorde e chiodi piantati un po' dovunque.
Noi poco dietro lo guardavamo in silenzio, mia sorella Pamela con la valigia in mano, io senza parole né in testa né in bocca, e mia madre Mancia con una frase da dire.[1]
Qui non ci sono perdenti
[modifica]Quando il piccolo Eddie è schizzato correndo fuori dalla vulva di sua madre, nessuno dei presenti ha avuto la forza di dire alcunché. Neppure l'ostetrica, impietrita alla vista di quel neonato glassato di gelatina che come un furia, con il capo avvolto in una nuvola di shampoo amniotico, si è lanciato sfrecciando fuori della sala operatoria.
Il tutto tra i rantoli di una donna distesa a gambe larghe su un lettino.
Se consideri le colpe
[modifica]Credo sia successo anche a te, la prima volta che sei arrivata qui. Che c'era un uomo, appena oltre la zona franca del recupero bagagli, che ti aspettava col tuo nome scritto sopra un foglio bianco. E una a una guardava le facce tentando di indovinare quella giusta da associare al suo cartello. L'uomo che aspettava me premeva contro la transenna alzando il foglio più in alto di tutti, e più che una procedura d'accoglienza, con quei cartelli in aria, sembrava una manifestazione di dissenso. Poi ci siamo riconosciuti, io che sono andato verso di lui e lui che ha piegato in quattro il foglio e l'ha fatto sparire nel taschino. Sopra c'erano scritti il tuo nome e il tuo cognome, come fossi tu a dover arrivare e non io che venivo fin lì per vederti finire sotto terra.
Tanto si doveva
[modifica]Quando muoiono, gli uccelli cadono giù. Non se ne accorge quasi nessuno, di solito, salvo il cacciatore che l'ha colpito e il cane che deve dargli la caccia. Il cacciatore ne segue la parabola in cielo, e il cane gli prende dietro scartando tra i rovi. Quando saltano in aria sopra le nuvole, gli aerei cadono giù. All'inizio non se ne accorge nessuno, salvo qualche uomo radar che in qualche torre di controllo lontana vede un puntino di luce impazzire sul monitor. E qualcuno che poi vede l'aereo bucare le nuvole e spegnersi in terra con grande fragore e con tutti i passeggeri con sé. Anche le stelle quando muoiono cadono giù. Se succede di giorno non se ne accorge nessuno, se succede di notte c'è sempre qualcuno che vede uno spillo di luce staccarsi dal buio e poi infilare il buio da qualche parte più in giù. Tu invece sei morto restando a nove metri dal suolo, in un punto che non è né cielo né terra. Ti hanno trovato così, accasciato dentro il carrello elevatore, ancora attaccato ai fili della tensione come un pugile aggrappato alle corde. E ci sono volute le braccia dei vivi, per riportarti di peso da dov'eri venuto.
Note
[modifica]- ↑ La frase da dire era: «Non andartene Pamela, ti prego! Chi se li mangia, gli yogurt in frigo?!» [Nota dell'autore]
Bibliografia
[modifica]- Andrea Bajani, Morto un papa (Portofranco, 2002) ISBN 88-87952-17-5
- Andrea Bajani, Qui non ci sono perdenti (peQuod, 2003) ISBN 88-87418-63-2
- Andrea Bajani, Se consideri le colpe, Einaudi, 2009. ISBN 9788806196578
- Andrea Bajani, Tanto si doveva, in "Lavoro da morire. Racconti di un'Italia sfruttata", di AA.VV., Einaudi, 2009. ISBN 9788806196493
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