Terranova Sappo Minulio
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Citazioni su Terranova Sappo Minulio.
- [Durante il terremoto del 1783] In nessuna parte si vide uno sconvolgimento maggiore di quello di Terranova; in nessuna parte avvenne una distruzione più completa, accompagnata da circostante più singolari. […] Questa città era edificata al disopra di tre profonde gole, alla estremità di una pianura dominata da una montagna. Nella prima scossa del 5 febbraio, una parte del suolo della città scivolò sul pendìo di una di queste gole e trascinò le case che vi eran su; gli avanzi di pietre e di travi confusi al terreno dislocatosi, ingombrarono la valle. Su di un altro punto della città il terreno venne diviso per tutta la sua altezza da una fenditura perpendicolare; una delle due metà si distaccò e cadde come un sol masso nella gola che le si aprì al disotto; onde le case furono così precipitate perpendicolarmente in una voragine di cento metri di profondità, che le loro macerie colmarono in parte. Su duemila abitanti che contava Terranova, millequattrocento furono schiacciati o seppelliti sotto le rovine. […] Terranova fu letteralmente capovolta: nelle tre valli in parte colmate dal rovesciamento del suolo e dagli avanzi dei materiali cadutivi sopra, ciò che si trovava in alto sprofondò, e ciò che era in basso, invece, sembrò innalzarsi pel crollo delle colline circostanti. (François Lenormant)
- Siamo saliti a Terranova, una volta la più grande città del distretto, ma completamente distrutta dal terribile disastro del 1783. La vecchia città è completamente distrutta e seppellita negli abissi e sotto spaccature e vallate, e la sua erede è formata da una singola sbandata strada con umili case di apparenza malinconica. Tutta la superficie circostante sembra stravolta e distrutta. (Edward Lear)
- Terranova, in "Calabria ulteriore", in diocesi di "Oppido" distante da detta città miglia 4, e … da "Catanzaro". Se le dà il nome di città, ma in oggi è nello stato di picciolezza, essendo del tutto rovinata fin dal 1783, insieme co' suoi casali "Galatone", e "Scrofario". Nella situazione trovasi tassata nel 1532 per fuochi 1214, nel 1545 per 1814, nel 1561 per 2419, nel 1595 per 1785, nel 1648 per 1529, e nel 1669 per 1250. In oggi è abitata da circa 460 individui. In "Galatone" ve ne sono altre 50, e nello "Scrofario" 120 in circa. In tutti i Regj quinternoni è denominata terra quindi non saprei per quale privilegio se le desse oggi il nome di città.
Le produzioni del suolo consistono in grano, granone, legumi, vino, olio, e vi è l'industria del nutricare i bachi da seta da' suddivisati suoi cittadini.
Nel 1458 "Alfonso di Aragona" ne investì "Marino Curiali", togliendola a "Tommaso Carocciolo" suo ribelle con tutto il suo contado. Nel 1502 fu donata al Gran Capitano. Passò alla famiglia "de Marinis", e nel 1574 ad istanza de' creditori di "Tommaso de Marinis", fu "su hasta" S.R.C. venduta al magnifico "Batista Grimaldi" ultimo licitore per ducati 28.000. La famiglia Grimaldi l'ha in oggi con titolo di "Ducato". (Lorenzo Giustiniani)
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