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Tommaso Minardi

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Monumento a Tommaso Minardi nel cimitero del Verano di Roma

Tommaso Minardi (1787 – 1871), pittore italiano.

  • Ben si può dire che dai trentacinque anni sino agli ultimi della vita, altro non fece che andar dietro alla sua immaginazione di poeta, ora macchiando bozzetti, ora disegnando figure, edifici, paesaggi, e sciupando così la vigoria dell'ingegno. E perciò lo vedevi spesso iroso e come tormentato da continuo rammarico. Più volte l'ho udito prorompere in fieri lamenti per il tempo così vanamente perduto, e sdegnare le lodi che gli erano tributate e che a lui suonavano come acerbi rimproveri.
  • Il Minardi quando era costretto a dipingere, diveniva taciturno e preoccupato. Recavasi assai per tempo allo studio e si gingillava un poco in piccole faccende; accendeva la pipa, si poneva a disporre i colori sulla tavolozza, indi a preparare la tinta locale, come dicono gli artisti, poi le ombre, i chiari e due mezzi toni, tendenti l'uno al turchinaceo, l'altro al violetto, per intrometterli nelle mezze tinte delle carni. Perciocché è da sapere ch'egli per isfuggire il rancido, com'era solito designare l'intonazione che desse troppo nel giallo, si studiava di dare ai suoi dipinti un tono argentino, ispirandosi al fare guidesco[1]; sicché preparava i dipinti quasi a bianco e nero, facendo un poco più calda la parte della luce, poi, asciugato il lavoro, coloriva.
  • Osservando le antiche composizioni del Minardi, si può notare il vario e sempre migliore atteggiarsi del suo stile. Così vedi, in sul primo, aver egli trattato soggetti greci e romani con maniera, se vuoi, diversa dall'accademica, ma che ricorda tuttavia il fare statuario; quindi, a mano a mano, ispirarsi nella Bibbia, nel nuovo Testamento, nelle istorie del medio evo e ne' poeti classici latini e italiani, e vestire le sue composizioni con forme proprie al soggetto e derivanti dallo studio e dall'amore posto nei maestri del quattrocento.

Note

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  1. Alla maniera di Guido Reni.

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