Umberto Tommasini
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Umberto Tommasini (1896 – 1980), anarchico italiano.
Il fabbro anarchico. Autobiografia fra Trieste e Barcellona
[modifica]- Dare l'adesione al movimento anarchico vuol dire che una persona ha la sua individualità, la sua personalità e agisce secondo il suo pensiero, non perché ha la tessera. È più faticoso perché pensare, ragionare, leggere un articolo o un libro, riflettere su quello che si è letto, discuterlo è un poco faticoso. Non so se nella base comunista si ragioni tanto come si ragiona nel nostro movimento.
- Con gli anarchici non c'è niente da guadagnare: c'è da andare in galera, persecuzioni, perdita del lavoro. Invece nei partiti legalitari hanno l'aspirazione di arrivare forse ad essere o segretario di un sindacato o consigliere comunale o deputato o senatore o funzionario del partito. Per queste aspirazioni si fa oggi la scuola di sindacalista... Non dico che non ci voglia anche quello; bisogna fare il sindacalista, ma non di professione perché, quando uno non sarà più sindacalista, bisogna che torni in fabbrica a lavorare come prima.
Citazioni su Umberto Tommasini
[modifica]- La cosa che colpisce anzitutto in Tommasini è la sua straordinaria capacità di pensare prima agli altri che a se stesso, di dedicare la vita alla libertà propria e degli altri. Non è una cosa molto frequente. Inoltre ha una notevole lucidità politica, chiare idee sui rapporti di forza, forse anche grazie all'esperienza fatta sulla sua pelle della brutalità comunista. Ha una coscienza profonda, rara, della terribilità della storia contemporanea. Contemporaneamente, vive con assoluta spontaneità e semplicità, si esprime nel suo dialetto perché è l'espressione della sua persona. Non è affatto vernacolo né dialettale, perché ha una reale cultura che guarda al di là di ogni angusto orizzonte di campanile (Claudio Magris)[1]
- Umberto Tommasini non ha lasciato alcun testamento scritto, ma la sua intera vita rappresenta un esempio realizzato di dignità umana. La sua autobiografia orale ha comunque trasmesso a tutti un'esperienza molto affascinante in cui la povertà di mezzi materiali si è unita a una ricchezza di ideali e di valori etici (Claudio Venza)[2]
Note
[modifica]Bibliografia
[modifica]- Umberto Tommasini, Il fabbro anarchico. Autobiografia fra Trieste e Barcellona, a cura di Claudio Venza, edizioni Odradek, 2011. ISBN 9788896487174
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