Veronica Raimo

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Veronica Raimo (1978 – vivente), scrittrice italiana.

  • Mi faceva impazzire quando metteva su tutte le sue difese. Un tempo impazzivamo insieme. Poi ci divertivamo a vedere tutto ciò che avevamo fatto crollare. Lei sorrideva e per scherzo si metteva a spazzare le difese sparse sul pavimento. Si chinava a raccoglierne una: “Tieni, questa te la regalo”.[1]

Intervista a Veronica Raimo

Intervista di David Frati, mangialibri.com.

  • In realtà non mi sento poetessa prima di ogni altra cosa. Comunque credo che la ghettizzazione della poesia sia un fenomeno fondamentalmente italiano. Esiste ancora questo strano pregiudizio per cui leggere una poesia, o ascoltare musica classica, o addirittura andare a teatro, siano delle esperienze esclusive, per pochi eletti. Una specie di forma resistenziale contro un nemico non meglio specificato, tanto che le persone che si occupano di poesia spesso non fanno che portare avanti questo pregiudizio. In altri paesi non è così.
  • [Sulla rimozione della morte, tema del suo romanzo Il dolore di Matteo] La rimozione della morte nell’attuale società occidentale non è certo un concetto che ho inventato io, e in questo senso l’agenzia di pompe funebri era il luogo perfetto da dove osservare la messa in scena della morte, con tutti i suoi riti corollari, e le relazioni sociali che si cementano in maniera paradossale quando si ha a che fare con un principio manifesto di dolore.
  • [Sul modo di approcciarsi ai libri] Mi approccio esattamente in questo modo, come di fronte a un oggetto. Poi, ultimamente sono abbastanza caotica, e spesso mi capita di non finire i libri. Un tempo ero molto più religiosa e devota nei confronti della lettura. I miei autori di riferimento restano Philip Roth, Céline e Francis Scott Fitzgerald.

Note[modifica]

  1. Da Miden; citato in ilpost.it, 10 aprile 2018.

Bibliografia[modifica]

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